TRA CINA E ITALIA: IL FIGLIO UNICO E’ SEMPRE UNA SCELTA PROBLEMATICA

COMUNICATO STAMPA, Città del Vaticano, 18 ottobre 2018.

Demografi, psicanalisti, teologi si sono interrogati oggi sulla realtà del figlio unico, tra la Cina – dove lo stato ha cambiato direzione dopo le disastrose conseguenze dell’imposizione degli anni Ottanta – e l’Italia dove i figli unici da un lato e i single dall’altro, emergono in un contesto generale di denatalità. Sono fenomeni da studiare ma soprattutto invitano a rivitalizzare la famiglia come comunità di affetti e di relazioni basilari per le persone. Lo ha ribadito il prof. Mons. Pierangelo Sequeri,  preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, aprendo i lavori del seminario di studio sul tema «Un cuore largo. La provocazione del figlio unico», nell’ambito della Cattedra Gaudium et Spes del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia (Università Lateranense). Il seminario si è svolto giovedì 18 ottobre ed è stato moderato dal prof. don Gilfredo Marengo.

Lo psicanalista junghiano Heyong Shen (Università di Macao) ha illustrato gli squilibri demografici introdotti dalla politica del figlio unico. In Cina ci sono 37 milioni di uomini in più rispetto alle donne e la politica del figlio unico, introdotta nel 1980, dal 2015 è diventata «una famiglia, due figli». Tardi, perché in un paese dove la misura del successo è rappresentata dal figlio maschio, moltissime bambine sono state abbandonate o ricoverate in istituti. Il prof. Shen nel 2007 ha fondato il progetto «Garden of the Hearth&Soul», attivo nella Cina continentale e in Tibet, per aiutare bambine abbandonate e i bambini orfani in seguito a catastrofi naturali. «Obiettivo del progetto è dare vita ad uno spazio protetto e libero, dove si usano la psicologia junghiana, il gioco con la sabbia, la psicologia del cuore, per supportare lo sviluppo psicologico di orfani e vittime. Cerchiamo un modo per superare il dramma e favorire la ripresa della crescita psicologica. Per questo abbiamo 80 centri di Auto-redenzione». La «psicologia del cuore», insiste il prof. Shen, è una «via» che fonde  le dimensioni tradizionali del pensiero cinese con la psicologia per favorire l’integrazione delle dimensioni interiori di bambine e ragazzi, feriti nel loro bisogno di sentirsi accettati ed accolti.

Lo psicanalista junghiano Luigi Zoja dopo aver notato che i suoi pazienti, figli unici da piccoli, una volta adulti hanno deciso di generare più figli, ha proposto la nascita della ‘generazionologia’ cioè una disciplina che studi il passaggio di competenze, saperi, valori, da una generazione alla seguente.

Lo statistico Luigi Volpi ha focalizzato l’attenzione sulla esplosione dei single: le persone non sposate, non separate o divorziate,  non vedove, oltre i 25 anni, assommano oggi in Italia al 20% della popolazione, mentre erano il 10% nel 1991. È tuttavia una situazione mobile, perché i single non lo sono tutta la vita: cambiano status, però lo fanno tardi. Dunque a giudizio di Volpi occorre fare in modo che le persone raggiungano i loro obiettivi di lavoro  e personali prima di quanto accade oggi, e sono necessarie politiche che accorcino i percorsi professionali e scolastici, con inserimenti lavorativi più flessibili e in grado di far ripartire l’ascensore sociale. «Solo le società che riusciranno a conciliare famiglia e individualismo – spiega – e saranno capaci di correggere, moderandola, la verticalità, potranno guardare al futuro con possibilità di equilibrio e successo».

Concludendo i lavori il prof. Gian Carlo Blangiardo, demografo, ha sottolineato che pur con le dovute differenze – per la Cina il figlio unico è stato una scelta imposta, con pesanti conseguenze; per l’Italia una libera scelta dovuta a molteplici fattori – il convegno ha il merito di dimostrare una volta di più l’importanza del capitale umano, rappresentato dalla famiglia, per il sano sviluppo delle persone e della società in senso ampio.

Ufficio stampa – Fabrizio Mastrofini

Città del Vaticano, 18 ottobre 2018