Prospettive

“Il nuovo orizzonte di questo impegno vede certamente convocato, in un modo del tutto speciale, il vostro Istituto, che è chiamato a sostenere la necessaria apertura dell’intelligenza della fede al servizio della sollecitudine pastorale del Successore di Pietro. La fecondità di questo compito di approfondimento e di studio, in favore di tutta la Chiesa, è affidata allo slancio della vostra mente e del vostro cuore.”

PAPA FRANCESCO, Discorso alla comunità accademica dell’Istituto, 27 ottobre 2016

 

Il GP2 è “pontificio” nel senso più bello e profondo. È infatti chiamato a sostenere la necessaria apertura dell’intelligenza della fede nell’orizzonte di uno speciale servizio per la sollecitudine pastorale del Successore di Pietro, che ci invita a coltivare con urgenza una speciale sensibilità per l’articolazione della missione cristiana con la frequentazione della condizione umana: “i buoni teologi, come i buoni pastori, odorano di popolo e di strada e, con la loro riflessione, versano olio e vino sulle ferite degli uomini” (3 marzo 2015). Ed è ben solida, nella impostazione del nuovo piano di studi, la convinzione che la teologia e la pastorale debbono andare insieme: una dottrina teologica che non si lascia orientare e plasmare dalla finalità evangelizzatrice e dalla cura pastorale della Chiesa è altrettanto impensabile di una pastorale della Chiesa che non sappia fare tesoro della rivelazione e della sua tradizione in vista di una migliore intelligenza e trasmissione della fede. Se tutto ciò è da ritenersi valido in tutte le questioni, lo è ancor più nell’orizzonte che riguardano il matrimonio e la famiglia.

La famiglia, in effetti, è l’idea guida intorno a cui ruota il nuovo Ordinamento degli Studi. Ma la famiglia (con l’intera costellazione dei suoi rapporti sia interni che esterni), intesa non come la semplice “conseguenza” del matrimonio, quanto piuttosto come il suo “svolgimento” e la sua prosecuzione nella società, nella Chiesa. Ecco perché la concretezza delle storie familiari deve essere considerata “materia nobile” della teologia dell’amore umano. Potremmo dire che è quella teologia “coi piedi per terra” di cui parla Amoris laetitia.

L’alleanza creaturale dell’uomo e della donna, alla quale il Creatore consegna originariamente il mondo e della storia, trova nella costellazione famigliare delle relazioni e dei legami, che genera rapporti specificamente differenziati e di alto profilo rispetto a quello dell’intimità coniugale, la matrice di iniziazione all’intero ordine umano degli affetti sociali.

D’altro canto, la profondità e la complessità della discussione antropologica del legame uomo-donna – tra matrimonio e famiglia, tra famiglia e comunità – chiedono oggi dotazioni di conoscenza e capacità di analisi non approssimative e specifiche. Non è neppure in discussione, pertanto, la necessità di una formazione cognitivamente aggiornata e criticamente attrezzata per la frequentazione dei nuovi saperi dell’umano che attrezzano l’antropologia culturale dell’epoca. Il confronto – autonomo e non reticente – del sapere della fede e dei saperi dell’umano è un passaggio decisivo per la pastorale e la missione ecclesiale, nella nostra epoca di incertezza umanistica. Persino a riguardo dell’amore.