Il preside Bordeyne all’assemblea della Pontificia Accademia per la vita
Una riflessione multidisciplinare sul mistero dell’uomo per capire “qual è l’umano comune” – o detto con le parole del Papa – “ciò che qualifica l’essere umano”, imposta dallo straordinario cambiamento d’epoca dovuto allo sviluppo scientifico e tecnologico.
È stato questo l’obiettivo dell’assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita, che quest’anno festeggia i 30 anni dalla fondazione, sul tema “Human. Meanings and challenges” (Umano. Significati e sfide) che si è svolta dal 12 al 14 febbraio e che ha visto la presenza del preside dell’Istituto Jp2 Philippe Bordeyne, membro del Consiglio direttivo dell’Accademia.
Lunedì 12 febbraio i partecipanti sono stati ricevuti in udienza da papa Francesco.
foto Vatican Media
“Per la prima volta la specie umana presenta il rischio di scomparire per autodistruzione o per superamento attraverso il nucleare, i cambiamenti climatici e le nuove tecnologie convergenti” ha detto il presidente dell’Accademia e Gran Cancelliere dell’Istituto Jp2 Vincenzo Paglia: L’Accademia è stata la prima ad intervenire sui rischi e le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale con l’appello Rome Call for AI Ethics, su un suo uso etico, presentato il 28 febbraio 2020 e firmato, prima di tutti, da Ibm e Microsoft, con Fao, Governo italiano, e Università La Sapienza di Roma.
L’Accademia vuol proporre, ha aggiunto Paglia, “un servizio di chiarificazione, di riflessione attenta su quello che è l’umano comune. La Chiesa ha le Sacre Scritture, e una tradizione che offre prospettive straordinarie sulla dignità dell’umano, che per noi è sempre legato alla famiglia umana e alla cura del creato”.