La pratica della cura, i legami familiari e il patto sociale
di Pier Davide Guenzi
Secondo l’indagine Istat del 2018 (Conciliazione tra lavoro e famiglia), il 7,7% della popolazione italiana (oltre 2 milioni e 800 mila persone) è impegnata in modo regolare nell’assistenza di parenti e figli a motivo di fragilità, anzianità, disabilità o altre patologie.
L’esercizio della cura continuativa assume un profilo rilevante all’interno dei nuclei familiari e nella più ampia società. La sfida della nuova edizione della Caring School promossa dall’Istituto Giovanni Paolo II è di fare di un’urgenza, l’occasione per far crescere una sensibilità diffusa in grado di avviare pratiche innovative, che attraversino trasversalmente l’ambito della cura e delle sue istituzioni.
I membri di una famiglia affrontano, in questi casi, una situazione traumatica in cui devono essere reperite specifiche risorse. Si trovano a vivere una transizione difficile che implica non solo un mutamento di ruoli e di legami, ma anche un’ingente quantità di incertezza verso il futuro. Questa effettiva situazione di rischio è l’ambito in cui la risorsa del familiare può trovare una forma particolarmente preziosa, pur senza dimenticare un adeguato calcolo delle potenzialità da esprimere in un rapporto di cura.
A fronte di questo, la scelta per una forma di assistenza domiciliare o l’istituzionalizzazione dovranno essere pensate con un’appropriata valutazione e un bilanciamento tra i compiti dei servizi assistenziali organizzati e le responsabilità proprie del nucleo familiare di riferimento.
A riguardo merita attenta considerazione la recente Legge delega sul sostegno degli anziani (23 marzo 2023, n. 33) dedicata ad adeguare la cura per la popolazione più in là con gli anni, prevedendo politiche in favore delle persone anziane, specialmente quelle non autosufficienti, attraverso una nuova organizzazione assistenziale del personale sanitario e tutele rinforzate per i caregiver.
La nuova legge, inoltre, stabilisce il riconoscimento del diritto delle persone anziane alla continuità di vita e di cure presso il proprio domicilio e il principio di semplificazione e integrazione delle procedure di valutazione della persona anziana non autosufficiente. Accanto alle strutture residenziali sanitarie assistite si prevede l’incremento di forme abitative differenziate comportanti anche modalità di coabitazione tra le persone anziane o di tipo inter-generazionale, di case-famiglia e condomini solidali, aperti ai familiari, ai volontari e ai prestatori di servizi sanitari, sociali e sociosanitari integrativi.
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