Famiglia, realismo pastorale per accogliere il cambiamento
di Philippe Bordeyne
Fin dall’inizio del loro pontificato, Giovanni Paolo II e Francesco hanno voluto convocare un sinodo dei vescovi sulla famiglia, comprendendo entrambi che la famiglia si trova al crocevia degli sconvolgimenti e delle speranze che attraversano la società e la Chiesa nel mondo contemporaneo, e ben consapevoli delle risorse che occorrono per affrontarli con la forza del Vangelo e la grazia del sacramento del matrimonio. Le esortazioni apostoliche Familiaris consortio e Amoris laetitia fanno della famiglia un nuovo spazio nel magistero offerto al popolo di Dio per vivere la missione nel mondo di oggi.
La famiglia, infatti, concentra in sé sia le fratture delle nostre società contemporanee (individualismo, consumismo, frammentazione, guerre, migrazioni, crisi climatica, abbandono degli anziani e dei disabili, ecc.) sia le risorse per affrontarle (legami affettivi e fedeltà al servizio della vita nel matrimonio e nella famiglia allargata, famiglia come scuola di fraternità, solidarietà intergenerazionale, perdono reciproco, dialogo interreligioso e sobrietà, ecc.).
Venendo dall’America latina dove il rinnovamento della pastorale si realizza attraverso l’attenzione alla prossimità di Dio con i più fragili, papa Francesco si mostra molto sensibile alla cura pastorale verso le famiglie che soffrono per ogni tipo di ferita e attento alle tradizioni culturali nelle pratiche missionarie.
Dal primo capitolo di Amoris laetitia, il Papa fa riferimento all’inserimento di tutta la Bibbia nella cultura ebraica e nella diversità concreta delle famiglie in cui Dio si manifesta con tenerezza, esigenza e pazienza.
Il primo cambiamento che appare 10 anni dopo l’annuncio del Sinodo straordinario sulla famiglia l’8 ottobre 2013, è la consapevolezza più condivisa che la famiglia è un spazio di prima importanza nella dinamica dell’evangelizzazione nel ventunesimo secolo e che tale consapevolezza richiede di guardare nel suo insieme il complesso dei cambiamenti attuali, ovunque nel mondo. Le possiamo guardare senza paura, dice Papa Francesco, perché non siamo da soli: la grazia di Dio è all’opera e il compito della Chiesa è di discernerla meglio in modo da accompagnare la sua azione decisiva.
Nello stesso modo, il tempo è necessario per assimilare la scala dei cambiamenti senza nostalgia del passato, nella fiducia nell’opera del Spirito santo nella nostra storia umana. Da questo punto di vista, i rapporti continentali del cammino sinodale che stiamo vivendo ora dimostrano una più grande disponibilità e lucidità per individuare le sfide per la missione, e il discernimento che deve ancora essere approfondito.
Ad esempio, il documento dell’Asia riconosce che le sfide non riguardano soltanto le famiglie, ma tutti battezzati posti di fronte ad «una crescente tensione tra valori tradizionali e modernità anche tra il clero, i religiosi e le famiglie». Anche i sacerdoti possono subire «l’attrazione verso uno stile di vita materialista e individualista e la mancanza di una testimonianza credibile» (n. 122). Vengono inoltre menzionate le sofferenze delle famiglie: “violenza domestica, madri non sposate, genitori single, matrimoni ritardati a causa del sistema della dote, divorzi e nullità, ansie causate dalla povertà e dalle condizioni economiche” (n. 124).
D’altra parte, il documento dell’Africa dice: «Dobbiamo affrontare la sfida dei matrimoni falliti, basati su pratiche tradizionali che sono state difficilmente trasformate dai valori cristiani e da altri fattori socio-economici, tra cui la poligamia, ancora imposta da alcune condizioni sociali nelle società africane. Anche il divorzio sta diventando un fenomeno comune», (Conclusione, n. 7).
Allo stesso tempo, l’assimilazione degli stimoli di Amoris laetitia dalle Chiese locali fa sì che le famiglie, anche sofferenti, non sono più guardate solo come un problema, ma come parte della soluzione. A partire dalla dinamica spirituale della “Chiesa famiglia di Dio in Africa”, il documento africano afferma: «La famiglia è una struttura importante nella promozione della Chiesa sinodale e richiede una pastorale che si concentri sul matrimonio e sulla famiglia e sulle loro sfide nell’Africa di oggi, in particolare sulle situazioni di poligamia, divorziati e risposati, genitori single e protezione dei bambini».
Da parte sua il documento dell’Asia parla dei rifugiati che sono tanto numerosi nel continente: «Essi diventano missionari del Vangelo in quanto portano non solo le loro esperienze di vita ma anche la loro fede. I migranti, i rifugiati e gli sfollati danno anche vivacità alla vita delle Chiese locali attraverso la loro presenza. La Chiesa deve cercare di integrarli e accompagnarli in questo viaggio come nuovi evangelizzatori» (n. 152).
Le realizzazioni rese possibili dall’attuale processo sinodale confermano che ci vuole tempo perché ci sia un cambiamento profondo nel modo di guardare la realtà vissuta dalle famiglie, soprattutto perché alcuni fenomeni sociali tendono ad accentuarsi. L’ascolto reciproco, nella docilità alle chiamate dello Spirito, deve continuare affinché le convinzioni maturate nel processo sinodale 2013-2015 possano davvero prendere forma nella vita della Chiesa.
Il passare del tempo dimostra che le questioni in gioco in Amoris laetitia riguardano l’ecclesiologia più che la dottrina morale, e che è quindi necessaria una conversione pastorale. A tal fine, la Chiesa universale può raccogliere i frutti del discernimento dall’Africa e dall’Asia, e fare lo stesso per gli altri continenti. È chiamata a comprendersi maggiormente come una famiglia costituita da Dio, dove l’omologia familiare può funzionare in entrambe le direzioni: le famiglie si lasceranno convincere dalla Chiesa tanto più efficacemente quanto più la Chiesa si metterà alla loro scuola. Le famiglie non dovrebbero forse adattarsi costantemente a un mondo che cambia per essere buoni discepoli missionari, portatori di speranza nonostante le prove che devono affrontare? Quindi il contesto economico che spinge le famiglie a emigrare è una chiamata a vivere l’ospitalità e l’incontro nelle Chiese locali.
Questo fondamento ecclesiologico illumina i passi che ci attendono. Se le famiglie sono davvero i soggetti dell’azione pastorale di una Chiesa che crede nella pari dignità di tutti i battezzati, i pastori dovranno chiamare sempre più le famiglie a rispondere alle sfide della pastorale familiare.
Ad esempio, visto il declino del matrimonio in tutti i continenti, le coppie che perseverano nella scelta di questo sacramento hanno il dovere di testimoniare i frutti che esso produce nella loro vita.
Le coppie traggono beneficio dal sostenersi a vicenda nella crisi coniugale che spesso si verifica dopo la nascita del primo figlio. L’esperienza pratica e spirituale dei movimenti familiari, o quella dei nonni, deve entrare maggiormente nell’agenda pastorale delle parrocchie.
Poiché il numero di nascite al di fuori del matrimonio continua ad aumentare, la pastorale delle tre fasi di preparazione al matrimonio (remota, prossima e immediata) deve essere rivisitata per riflettere meglio la realtà della vita familiare, compresa la preparazione al battesimo dei bambini.
Il documento di lavoro per l’assemblea sinodale dell’ottobre 2023 fa riferimento alla tensione tra amore e verità nell’accogliere le persone in situazioni affettive e familiari complicate.
Per continuare ad attuare Amoris laetitia, i pastori e i fedeli impegnati nella pastorale dovranno superare la paura paralizzante di minare la verià del matrimonio.
Si lasceranno guidare dallo stile di Gesù che, senza nascondere il progetto del Creatore sulla coppia umana, si presenta come la via, la verità e la vita. Egli ci invita a mettere in relazione il servizio della verità con la crescita spirituale delle persone e con i loro sforzi per resistere quando attraversano grandi difficoltà.
Infine, data la grande diversità dei modi di formare le famiglie oggi, l’appello di Papa Francesco affinché ci sia un posto per tutti nella Chiesa ci invita a muoverci verso il realismo pastorale, come la Chiesa ha dimostrato nel corso della sua storia nei confronti delle molte forme di convivenza. Dobbiamo riconoscere con maggiore serenità che è possibile accompagnare tutte le famiglie in un cammino di crescita spirituale, sapendo che alcune saranno in grado di avviarsi verso il matrimonio sacramentale e che questo non sarà possibile per altre.
Adottare questo punto di vista non significa certo rinunciare all’evangelizzazione; al contrario, significa guardare con maggiore attenzione alla grazia di Dio che opera nelle vite imperfette per aiutarle a crescere nella santità.