Il viaggio nella sezione indiana del preside Bordeyne
di Arnaldo Casali
“Ho scoperto una sezione molto attiva, dove il livello della formazione di sacerdoti e suore è davvero alto, ma ho trovato anche un centro dove si incontrano culture, religioni e liturgie diverse”.
Così il preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II Philippe Bordeyne, commenta la visita alla sezione indiana dell’Istituto, che si è svolta nelle scorse settimane in Kerala.
“E’ stata un’occasione importantissima per insegnare, incontrare gli studenti e i docenti, per lavorare insieme sui cambiamenti delle famiglie e le risorse della fede cristiana, considerando le diversità delle culture”.
In Kerala convivono cristiani di molte chiese, e gli stessi cattolici seguono diversi riti come il siro-malankarese e il siro-malabarese, al quale appartiene anche il vice gran cancelliere della sezione di Changanacherry del Jp2.
“Nella nostra sede ci sono due cappelle con riti differenti, che seguono calendari liturgici molto diversi tra loro. La grande celebrazione che abbiamo fatto insieme è stata di rito latino, ma all’interno della cappella siro-malabarese”.
La chiesa siro-malabarese, che si richiama alla predicazione di san Tommaso, è presente in tutta l’India: non solo in Kerala ma con 25 nuove diocesi di missione sorte a metà degli anni 2010.
“Tanti cristiani del Kerala si sono trasferiti, per lavoro, in altre parti dell’India, dove il cristianesimo è una minoranza, e la chiesa siro-malabarese ha costituito delle diocesi per assicurare assistenza spirituale a questi migranti; missioni che svolgono ora anche un’opera di apostolato, accogliendo convertiti da altre religioni”.
Uno dei punti di forza del Jp2 in India, spiega Bordeyne, sta nella collaborazione con il Seminario di Kottayam, che conta 320 allievi e dove si studia, oltre alla teologia, anche la filosofia e il diritto canonico: “I professori del nostro Istituto insegnano nel Seminario e viceversa e gli studenti arrivano non solo dal Kerala ma da ogni parte dell’India”.
La caratteristica principale della sezione di Changanacherry è la presenza di Cana: un centro di accoglienza e consulenza per le famiglie in difficoltà: “Ci sono grandi competenze in psicologia ed è attivo un diploma per la consulenza delle famiglie, che vede tra i suoi iscritti anche musulmani e induisti e madri di famiglia, oltre che molte suore”. “Devo dire – aggiunge Bordeyne – che oggi ci sono molte religiose che studiano scienze della famiglia, mentre in teologia abbiano soprattutto preti. Il mio obiettivo è che questo rapporto in futuro si possa invertire”.
“E’ molto importante per l’Istituto – continua il Preside – accompagnare le famiglie nei cambiamenti rapidissimi della società indiana, dove i social media hanno un’influenza sempre più grande sui comportamenti, anche se le strutture familiari tradizionali resistono meglio rispetto all’Occidente e mantengono un clima di condivisione intergenerazionale che favorisce la solidarietà e la spiritualità”.
Il dialogo interreligioso è l’altra grande frontiera su cui lavora il Jp2 in India: “C’è un docente, specialista in liturgia, che insegna ad apprezzare le altre religioni attraverso i loro riti. Gustare la ritualità dell’altro, d’altra parte, aiuta anche a riscoprire la ricchezza della propria liturgia”.
Il futuro è la sempre maggiore sinergia tra le varie sezioni del mondo: “Ho scoperto una bella collaborazione con la nostra sede di Washington, con due preti che stanno facendo il dottorato in America. L’obiettivo è quello di rafforzare sempre di più questo tipo di rapporti”.
Non a caso l’Istituto sta lavorando con tutte le sue sezioni ad una stessa licenza internazionale in scienze della famiglia, che abbia valore in tutto il mondo. “Perché – conclude il Preside – questa è la nostra specificità: noi siamo una singola facoltà di teologia che opera in diversi contesti religiosi e culturali”.
(da Avvenire del 5 marzo 2023) – scarica il pdf