Messa di Natale nella Cappella Maggiore del Seminario Romano
“Il tempo dell’Avvento è il tempo del silenzio del Figlio di Dio, già fatto uomo, ma totalmente dipendente dalla vita di una creatura umana, Maria. È il tempo del primo lungo sonno del bambino Gesù. Completamente abbandonato alla tenerezza di Maria, alla sua premura verso il bambino così fragile, così misterioso, che porta dentro di sé. Un bambino che è già così ingombrante. Gesticola, manifesta la sua presenza come farebbe qualsiasi bambino nel corpo di una donna incinta, accendendo nel suo cuore la meraviglia e l’ansia di una madre”.
Giovedì 16 dicembre 2021 il preside Philippe Bordeyne ha celebrato la sua prima messa di Natale all’Istituto Giovanni Paolo II, nella Cappella Maggiore del Seminario Romano, adiacente alla Pontificia Università Lateranense, recentemente arricchita con gli imponenti affreschi realizzati nei mesi scorsi da padre Marko Ivan Rupnik.
Nel corso dell’omelia monsignor Bordeyne ha citato In pace mi corico, il libro di don Cesare Pagazzi dedicato al rapporto tra sonno e fede, in cui viene sottolineato come “Un neonato dorme dalle 14 alle 17 ore al giorno. Il Figlio di Dio ha cominciato dunque a salvarci dormendo gran parte del tempo”.
Il preside ha tratto ispirazione per la sua omelia anche da un libro della teologa francese Luce Irigaray e dagli scritti di Charles de Foucauld, che verrà canonizzato da papa Francesco il 15 maggio.
“Alla ricerca della sua vera vocazione dopo la sua conversione – ha detto don Philippe – Carlo volle vivere una vita nascosta a Nazareth per diversi anni, per riprendere il cammino di annullamento di sé attraverso l’infanzia, la semplicità umana, il servizio e il silenzio, che fu quello del Figlio di Dio sulla nostra Terra. Poi è partito per i grandi spazi del Sahara, per accogliere la Parola nel silenzio del deserto e nel volto e nella cultura dei suoi fratelli Tuareg. Alla scuola di Gesù nascosto a Nazareth, ha scoperto la sua vocazione di “fratello universale”.
“Possa l’Istituto Giovanni Paolo II – ha concluso il preside – maturare in saggezza e grazia durante l’anno 2022, affinché la nostra comunità accademica diventi sempre più una “famiglia universitaria” dove impariamo a vivere in fraternità, al di là delle differenze di età, sesso e cultura!”.
Al termine della celebrazione – alla quale è intervenuto anche il Gran Cancelliere Vincenzo Paglia – don Marco Seminara, cappellano del Seminario Romano, ha illustrato ai dipendenti e gli studenti del Jp2 gli affreschi realizzati da nella chiesa da padre Rupnik tra gennaio e giugno del 2021, tutti basati sui colori dela luce.
“Quando il fuoco è vicino lo vediamo rosso – ha spiegato Seminara – quando ci allontaniamo ci appare arancione, poi ancora più lontano diventa giallo e bianco. Per questo sono i colori di Dio”.
Tutto il presbiterio – ovvero il “grembo di Dio” – è dipinto di rosso, giallo e bianco, mentre la parete destra della chiesa è verde. “Il verde rappresenta il colore dell’umanità ferita dal peccato. E’ significativo però che sotto il verde la parete sia dipinta di giallo e che questo giallo, a tratti, esce nel dipinto e si manifesta”.
La cappella del seminario romano ricostruisce quindi, anche attraverso le storie della Bibbia rivisitate in chiave simbolica, il percorso umano fatto di peccato e redenzione, di ombre e di luce.
L’OMELIA DEL PRESIDE PHILIPPE BORDEYNE