Intervista a Josico Mata Pradera – Movimento Marriage Encounter
di Arnaldo Casali
“E’ stato molto bello incontrarsi al Jp2 e lavorare con movimenti fratelli come Amore e Verità ed Equipes Notre-Dame, per cercare insieme modalità di collaborazione e nuove forme per evangelizzare la società di oggi. Perché nel XXI secolo nel matrimonio e nella famiglia troviamo realtà molto diverse. Realtà che dobbiamo essere in grado di aiutare e accompagnare”.
Josico Mata Pradera è arrivato con sua moglie Susanna da Madrid per partecipare, a nome del movimento internazionale Marriage Encounter, all’Incontro Mondiale delle Famiglie e alla riunione organizzata al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per stabilire le linee guida del corso promosso dall’Istituto insieme ad una serie di movimenti familiari internazionali, e che prenderà il via il 26 e 27 novembre.
Marriage Encounter, spiega, è un movimento pensato per far fiorire nelle coppie il sacramento del matrimonio: “Siamo molto grati all’Istituto Giovanni Paolo II per la sua accoglienza e per averci invitato a far parte di un’avventura così speciale. Il progetto a cui stiamo lavorando ci entusiasma molto, perché è un’impresa ecumenica e molto importante per il futuro della Chiesa”.
La famiglia è in crisi?
“No, la famiglia non è in crisi. Non credo proprio che sia in crisi la famiglia: la famiglia si evolverà e noi dobbiamo aprirci ad altre realtà familiari che fino ad oggi ci erano sconosciute. La sfida che abbiamo come Chiesa è quella di saper accompagnare queste realtà. Come dice papa Francesco in Amoris Laetitia: ci sono realtà complesse e differenze che dobbiamo accompagnare. Ma la famiglia non è in crisi. Quello che dobbiamo fare è capire quali sono le esigenze e le sfide che gli uomini e le donne di oggi vivono nelle loro relazioni personali e familiari e da lì partire per ricostruirle”.
Con un’attenzione particolare alle periferie esistenziali?
“Ricordate una cosa: ognuno di noi, se ci occupa di confini e periferie, probabilmente scoprirà che la prima periferia sta nella sua, di famiglia; quindi è molto importante riconoscere queste periferie per poterle accompagnare e sapere come lavorarci”.