Una sessualità rinnovata dalla grazia di Cristo

di Gilfredo Marengo

Amoris laetitia, nel suo tentativo di “ridire” la famiglia oggi mantenendosi fedele alla dottrina e nel segno della tradizione, dichiara al n. 74 che la grazia del sacramento del matrimonio libera la sessualità da ogni ambiguità. Così facendo, questa dimensione così importante nell’esistenza umana viene riscattata dal sospetto con cui per troppo tempo è stata guardata, ridotta per lo più a «un male permesso o come un peso da sopportare per il bene della famiglia» (n. 152). Allo stesso tempo si aprono in questo modo nuovi percorsi per accompagnare la comunità cristiana a misurarsi in modo fecondo con uno degli equivoci più inquietanti dell’epoca presente, in cui la profonda verità della formula «l’uomo non può vivere senza amore» di Giovanni Paolo II viene ritrascritta e ridotta a questa: «l’uomo non può vivere senza sesso».

Per misurarsi con queste equivoche derive non è sufficiente, come dice Francesco ai nn. 36 e 37 di Amoris Laetitia, esporre un insegnamento che offra un’interpretazione “definitiva” dell’amore e della sessualità, con ovvie ricadute nel campo morale. Muoversi in questa direzione ha comportato in passato il rischio di imbastire un incontro/scontro tra due modelli antropologici – quello “cristiano” e quello “mondano” –, con la pretesa che il secondo debba riconoscere nel primo la sua verità e la sua piena realizzazione. Così facendo si è corso il pericolo di legittimare l’esagerata centralità guadagnata dalla sessualità nell’epoca presente. Allo stesso tempo, una volta riconosciuta la questione della sessualità come un ambito speciale in cui si gioca la “verità” dell’uomo, essa è diventata ipso facto identitaria, cioè caratterizzante in modo deciso il pensiero della Chiesa. Ne è derivata un’ineludibile polarizzazione tra la Chiesa e la mentalità dominante. Questo non ha impedito l’ampliarsi del numero di fedeli che, nei fatti, vivono la loro sessualità secondo criteri “mondani”, senza coglierne la contraddizione con la propria appartenenza ecclesiale.

Porre al centro dell’attenzione, invece, la grazia di Cristo che agisce negli sposi all’interno del sacramento del matrimonio, che è il luogo dove la sessualità vive tutta la sua pienezza, suggerisce una differente e feconda prospettiva. Nel sacramento, infatti, l’amore incondizionato di Gesù Cristo si pone come il fondamento dell’amore tra l’uomo e la donna: essi ricevono – per grazia – la possibilità di amare il proprio amato dello stesso amore con Cristo ci ama. È decisivo, quindi, assumere fino in fondo la scelta di Amoris laetitia di costruire il suo capitolo centrale – dal titolo “L’amore nel matrimonio” – sull’Inno alla carità di san Paolo (1Corinzi 13). Esso costituisce il manifesto fondativo dell’amore evangelico. Per questa ragione l’amore redentore di Cristo – la “Caritas” – offre agli sposi di vivere le complesse dinamiche dell’umana sessualità – obiettivamente non facili da padroneggiare – come occasione concreta in cui è loro offerta «la capacità di esprimere l’amore: quell’amore appunto nel quale l’uomo-persona diventa dono» (n. 151).

(Famiglia Cristiana)