Via Crucis, le meditazioni scritte dalle famiglie
In occasione dell’anno dedicato alla famiglia, con cui la Chiesa celebra i cinque anni dall’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”, papa Francesco ha affidato la preparazione dei testi delle meditazioni e delle preghiere per le stazioni della Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo ad alcune famiglie legate a comunità ed associazioni cattoliche di volontariato ed assistenza. In base alle tematiche scelte, sono sempre alcune famiglie a portare la croce tra una stazione e l’altra. Ci sono state una coppia di giovani sposi, un famiglia in missione, una coppia di anziani senza figli, una famiglia numerosa, una con un figlio con disabilità, una famiglia che gestisce una casa famiglia, una con un genitore malato, una coppia di nonni, una vedova con i figli, una famiglia adottiva, una famiglia con un figlio consacrato, una famiglia che ha perso una figlia e una famiglia di migranti.
Nella tredicesima stazione a portare la croce sono state una donna ucraina e una donna russa. “Ci svegliamo al mattino e per qualche secondo siamo felici – recita la meditazione – ma poi ci ricordiamo subito quanto sarà difficile riconciliarci. Signore dove sei? Parla nel silenzio della morte e della divisione ed insegnaci a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare”.
L’Anno Famiglia Amoris Laetitia si è aperto il 19 marzo 2021 e si concluderà il prossimo giugno con l’Incontro Mondiale delle Famiglie a Roma. Ad inaugurare le iniziative di questi quindici mesi è stato Il nostro amore quotidiano, il primo dei convegni organizzati dall’Istituto Giovanni Paolo II in collaborazione con la Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e la Diocesi di Roma, al quale hanno fatto seguito Abitare oltre i limiti della propria casa il 19 novembre, Il discernimento. Uno stile cristiano di vita il 18 febbraio e Tradizione: l’eredità che promuove il 5 aprile.
La prima Via Crucis al Colosseo è stata celebrata nel 1750, in occasione del Giubileo. Sospesa dopo l’Unità d’Italia e ripresa nel 1926, si svolge stabilmente solo dal 1965.
Nel 2020 papa Francesco aveva affidato le meditazioni ai carcerati della casa di reclusione Due Palazzi, mentre lo scorso anno erano state curate da alcuni bambini.
La scelta di quest’anno è in linea con un maggiore protagonismo delle famiglie, che diventano soggetti attivi e non passivi della pastorale familiare. Una linea tracciata da papa Francesco già nella lettera apostolica Summa familiae cura dell’8 settembre 2017 in cui viene delineata la nuova missione dell’Istituto Giovanni Paolo II sottolineando la “centralità della famiglia” nell’attuazione della “conversione pastorale” delle comunità e della “trasformazione missionaria della Chiesa”, e confermata nella Costituzione apostolica Predicate evangelium, che vede il Jp2 lavorare al fianco del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita.
“San Giovanni Paolo II ha dato alla Chiesa una teologia del matrimonio che aveva l’audacia di rinnovare l’approccio all’amore umano, in una maniera che accostava l’avventura della famiglia alle vette della vita mistica” commenta il preside Philippe Bordeyne. “Papa Francesco sottolinea oggi che le famiglie hanno la vocazione ad essere i soggetti attivi della pastorale familiare perché in loro abita la grazia battesimale. La teologia deve collaborare con i movimenti di laici che si appoggiano sull’esperienza delle coppie, con le loro gioie e le loro prove, le loro sfide e le loro soluzioni.”