L’amore e la coppia, cosa ci ha detto veramente Francesco?

di Philippe Bordeyne

La morte di un papa ci sollecita a mettere in relazione il suo insegnamento con i grandi momenti del suo ministero apostolico, con gli eventi storici che hanno segnato il pontificato, ma anche con la biografia dell’uomo che era stato eletto alla sede di Pietro. Per Francesco è opportuno aggiungere qual è la storia della sua famiglia. Innanzitutto, ci sono i suoi nonni piemontesi, Giovanni e Rosa Bergoglio, che stanno risparmiando per emigrare in Argentina con il loro unico figlio, Mario, di 21 anni. A causa della mancanza di denaro, sono costretti a rimandare la partenza. La nave su cui avevano pensato di imbarcarsi, affonda con tutti i suoi passeggeri. Saliranno sulla successiva e avranno la vita risparmiata. L’onore di una famiglia di migranti ricade su chi ha avuto il coraggio di partire: i rischi assunti sono diversi, ma restano sempre vivi nella memoria familiare. Il dramma di Lampedusa, all’inizio del pontificato, tocca questa corda sensibile. Francesco continuerà a richiamare la dignità di ogni migrante e il dovere di solidarietà verso le famiglie costrette a lasciare il proprio Paese.

C’è poi il fatto che Jorge Bergoglio è cresciuto in una famiglia di contrasti, per usare un eufemismo. Dalla parte del padre Mario è molto unita. La nonna Rosa è vicina al bambino la cui madre lavora, guidando nei suoi primi passi nella preghiera. I fratelli e la sorella del nonno Giovanni conoscono il fallimento dell’azienda di famiglia fondata a Buenos Aires, ma questo non indebolisce i legami. Jorge è cresciuto nel clan Bergoglio, dove i cugini di secondo grado compensano l’assenza dei cugini di primo grado. Dal lato materno, invece, il rapporto è complicato, ci sono molte discussioni e i conflitti aumentano fino al punto da far piangere il bambino che assiste a questa conflittualità familiare. Papa Francesco conosce meglio di chiunque altro i benefici di una famiglia armoniosa, ma conosce anche la sofferenza causata da una famiglia disfunzionale. Questo duplice contesto costituisce lo sfondo del suo insegnamento. Celebra la gioia dell’amore nel matrimonio e nella famiglia, vuole condividere con tutti il ​​bel sogno di Dio che ha voluto che suo Figlio nascesse e crescesse in una famiglia umana, questo Dio che aspira al fatto che la stabilità e l’armonia familiare garantiscano il benessere di tutti. Nello stesso tempo, Francesco resta umile di fronte alle coppie e alle famiglie che si trovano ad affrontare un fallimento: invece di giudicarle, la Chiesa deve annunciare loro la misericordia di Dio e ravvivare la speranza, svolgendo il suo ruolo di madre – osiamo dire nonna – che consola e fa spazio a ciascuno. Per questo, quando convoca un Sinodo dei vescovi sul tema della famiglia per rilanciare la missione negli sconvolgimenti del mondo, indice anche un Anno Santo della Misericordia.

Al di là della sua storia personale, Papa Francesco condivide il destino delle famiglie latinoamericane, spesso costrette a confrontarsi con le difficoltà economiche e con la mancanza di istruzione che indeboliscono tutte le generazioni, dai bambini agli anziani. In questo contesto, gli orientamenti pastorali dei vescovi del subcontinente continuano a proporre la visione della dottrina sociale della Chiesa sulla famiglia. Affinché possa svolgere la sua funzione essenziale nella società, deve prima esserci la pace tra le nazioni. Bisogna poi garantire i diritti fondamentali alla casa, al lavoro e alla terra nelle zone rurali: da qui il ricorrente appello ai potenti di questo mondo. Allo stesso tempo, i vescovi latinoamericani conoscono la capacità delle famiglie allargate, a partire da quelle più povere, di generare una solidarietà sorprendente nella quale si manifesta la presenza di Dio.

Nell’insegnamento di Papa Francesco, questa cultura ecclesiale latino-americana induce a prestare attenzione alle condizioni con cui si esprime la dottrina sociale sulla famiglia: lo Stato non può sostituirsi al contributo offerto dalle famiglie al bene comune. Reciprocamente, i fattori contestuali limitano la responsabilità delle persone quando esistono divari tra l’ideale di matrimonio e la realtà. Erede delle comunità ecclesiali di base che si nutrono della Parola di Dio, Francesco attinge ai racconti biblici che attestano che Dio agisce e dispensa la sua grazia in tutte le situazioni familiari, per quanto complicate, per condurre gli uomini alla salvezza. Il primo capitolo di Amoris Laetitia si apre con questo messaggio di speranza: «La Bibbia è popolata da famiglie, di generazioni, da storie d’amore e di crisi familiari, fin dalla prima pagina dove entra in scena la famiglia di Adamo ed Eva, con il suo carico di violenza ma anche con la forza della vita che continua (cfr Gen 4), fino all’ultima pagina dove appaiono le nozze della Sposa e dell’Agnello (Ap 21,2.9)».

Da queste radici familiari, ecclesiali e culturali nasce il realismo dell’insegnamento di Papa Francesco sul matrimonio e sulla famiglia. La linea è senza dubbio quella del Vaticano II, di Giovanni XXIII, di Paolo VI, di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Ciò che lo contraddistingue è la sua forte predilezione per le immagini che trasmettono la meraviglia dell’amore nella vita quotidiana delle famiglie. «Ogni madre e ogni padre ha sognato il proprio figlio per nove mesi. […] È impossibile avere una famiglia che non sogni. Quando in una famiglia si perde la capacità di sognare, i figli non crescono, l’amore non cresce, la vita si indebolisce e si spegne» (AL 169). Quale Papa prima di lui aveva saputo esprimere la vocazione della famiglia a essere santuario della vita, con questa aspirazione umana a trasformare i sogni in realtà? Il rispetto dovuto alla vita nascente, che Francesco ha costantemente riaffermato con forza, non è più solo una questione di legge morale; diventa un’esortazione ad amare come Cristo «fino alla fine» (Gv 13,1), nella fedeltà al mistero della nostra comune umanità. Lo stesso vale per il sostegno ai più vulnerabili fino alla fine. Questa immersione nella vita familiare permette a Francesco di andare oltre il modello occidentale della famiglia nucleare. Si collega alle realtà asiatiche, africane e latine, dove diverse generazioni vivono sotto lo stesso tetto. Oltre alla novità della lingua, inizia un processo di apprendimento reciproco tra la Chiesa e le famiglie del mondo. La Chiesa secondo Francesco assume pienamente la sua missione di sostegno ed educazione delle famiglie. Ma con questo Papa, fervente nella fede in una Chiesa sinodale, scopre che non può esercitare questa missione senza lasciarsi educare dalle famiglie chiamate ad essere «soggetti attivi della pastorale familiare» (AL 200). Qui si dispiega l’affermazione centrale del Vaticano II secondo cui la famiglia è «una scuola di arricchimento umano» (GS 52).

Ciò che impariamo in famiglia, dall’infanzia alla vecchiaia, attraverso le gioie e le prove della vita, è che l’amore non arriva all’improvviso, ma si educa e matura. Da Hollywood a Bollywood, il romanticismo contemporaneo è affascinato dall’amore a prima vista. La realtà è che l’amore è un’opera progressiva, di cui lo Spirito Santo è il protagonista. «L’amore vissuto nelle famiglie è una forza costante per la vita della Chiesa […] perché il matrimonio è un costante richiamo a far crescere e ad approfondire questo amore» (AL 88). L’apprendimento quotidiano dell’amore nelle famiglie istruisce la Chiesa e la edifica. Pertanto, la missione di proporre in modo capillare il sacramento del matrimonio non ha come unico scopo la santificazione delle coppie, ma anche quella della Chiesa. L’invito di Amoris Laetitia a esercitare la misericordia è stato oggetto di una certa incomprensione, come se riguardasse solo i divorziati risposati. In realtà riguarda tutti coloro che vivono l’amore umano così come la società attuale li spinge a farlo in tutti i continenti, spesso al di fuori del matrimonio. Per quanti già sperimentano qualcosa dell’amore coniugale, a volte educando i figli con amore, Francesco chiede alle comunità cristiane di aiutarli a rischiare di più nel cammino della donazione, scoprendo che il matrimonio è «un cammino dinamico di crescita e di compimento» (AL 37). Francesco sostiene che la Chiesa, seguendo Gesù Cristo, è chiamata a «rivolgersi con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo incompleto, riconoscendo che la grazia di Dio opera anche nelle loro vite» (AL 291). Imparare da tutte le famiglie, per quanto imperfette possano essere, significa imparare a scoprire come il Signore le accompagna già, per collaborare meglio con Lui.

Come possiamo proseguire il cammino dopo questo papa che oggi piangiamo? Seguendo san Giovanni Paolo II, volle che la pastorale matrimoniale fosse maggiormente ispirata al catecumenato. Quando il cristianesimo diventa un’opzione tra le altre, la maturazione nell’amore può portare a desiderare il matrimonio dopo un lungo periodo di convivenza, senza sapere realmente cosa rappresenti. Anche incontrare un coniuge cristiano può portare a richiedere il battesimo in età adulta. La Chiesa sa che l’amore umano si vive al meglio seguendo le orme di Cristo. Al contrario, la vita di coppia e familiare può favorire la scoperta della fede. Per questo servono comunità cristiane accoglienti, formate ad ascoltare la storia delle coppie, sempre bella e a volte complicata, segnata da ferite e tentennamenti. Francesco ci ha insegnato che questa complessità non deve scoraggiarci. Rappresenta un momento senza precedenti per vivere la missione.

(da Avvenire del 26 aprile 2025)