Le conseguenze dell’amore

di Vittoria Prisciandaro

Quando nel 2019 un vescovo italiano chiese scusa a separati, divorziati e risposati civilmente, per «avervi spesso ignorato nelle nostre comunità parrocchiali» l’effetto fu quello di un sasso nello stagno. Nella lettera in cui li invitava a un incontro, Renato Marangoni, titolare della diocesi di Belluno-Feltre, scrisse: «ci siamo irrigiditi su una visione molto formale delle situazioni familiari a cui eravate pervenuti».

Ricevette critiche dure, e da tutto il mondo, ma anche tanti attestati di riconoscenza. Molti erano di donne che ponevano l’accento sull’amore. Perduto, ritrovato, contrastato, liberato.

Parliamo d’amore. Come sentimento resiste, generativo e capace di sorprendere e trasformare. Ma appare più difficile da raggiungere, più complicato da gestire perché oggi le relazioni sentimentali affrontano sfide che a volte rendono il tragitto amoroso tortuoso e imprevedibile e sono cambiate le forme giuridiche e sociali con cui l’amore si incanala. I tempi dei rapporti sentimentali non sono più assoluti, la durata di una relazione non è prestabilita: ci si separa, si divorzia. Ci si risposa. Le coppie non sono solo quelle tradizionali e il loro percorso è sfaccettato. Le famiglie sono “allargate”. Le donne non subiscono sempre e tutto. E in una coppia irrompono a volte drammi: abusi, violenza, femminicidi. Non sono esclusi i giovani.

E la Chiesa? Come risponde a realtà umane, sentimentali e sociali mutate, alle nuove forme dell’amore, alla complessità delle situazioni familiari moderne e alle situazioni di fragilità familiare, e che sulle donne si ripercuotono in maniera più pesante?

La Chiesa del Terzo millennio ci ha ragionato in due Sinodi sulla famiglia (2014-2015) e in diversi documenti magisteriali. Francesco con il Motu Proprio Summa familiae cura ha istituto nel 2017 il Pontificio istituto teologico Giovanni Paolo ii, che succede all’Istituto fondato nel 1982 da papa Woytjla, dedicato a matrimonio e famiglia. Pensare a una nuova teologia, allargare il percorso di studi in un’ottica di dialogo pluralista, con le discipline umane a 360 gradi e con le esperienze pastorali dei vari continenti è l’orizzonte che è stato dato alla nuova struttura accademica. Qualcosa ha smosso, ma il cambiamento resta faticoso.

«La teologia si è abituata a considerare la famiglia a partire dall’istituzione del matrimonio. È tempo che questa abitudine venga interrotta. Non è più possibile affidarsi a una teologia e a una pastorale del matrimonio che appartengono a un contesto ecclesiale e sociale che non esiste più. Occorre avere il coraggio di percorrere altre strade, più creative» dice Philippe Bordeyne, teologo morale, preside dell’Istituto. Per esempio? «Se una coppia non sposata viene a chiedere il battesimo per un figlio, possiamo risvegliare il desiderio del matrimonio cristiano non partendo dalla presentazione dottrinale del sacramento, ma valorizzando la sostanza di quello che già vivono del matrimonio: l’accoglienza della vita, la fatica di crescere un figlio, l’esperienza meravigliosa dell’amore». Che poi, ricorda monsignor Bordeyne, lo stesso papa Francesco in Amoris Laetitia, l’Esortazione apostolica sull’amore nella famiglia, sostiene che «l’idealizzazione eccessiva non rende il matrimonio desiderabile e attraente, ma tutto il contrario». Insomma ascolto e discernimento per il teologo, che ha partecipato a quattro sinodi, sono le parole chiave che devono caratterizzare un nuovo approccio della Chiesa alle coppie in ricerca.

Il matrimonio per la Chiesa non è a tempo determinato, è indissolubile, ma Francesco, emanando dieci anni fa i Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus e Mitis et Misericors Iesus ha voluto riformare e semplificare le procedure del processo canonico per ottenere la nullità matrimoniale. Non solo appannaggio di vip, teste coronate o comunque persone benestanti, come nell’immaginario collettivo veniva percepita fino a qualche tempo fa, ma accessibile a tutti e più celere.

Al Tribunale della Rota Romana durante la inaugurazione dell’anno giudiziario 2025, il 31 gennaio scorso, Francesco ha quindi rimarcato la necessità che le procedure siano gratuite.

Una risposta ai segni dei tempi. Ci si sposa di meno e di meno in chiesa, si divorzia, e per le donne l’uscita dalla casa coniugale non vuol dire ritornare in quella paterna.

(continua sul sito di L’OSSERVATORE ROMANO