Capire la famiglia, patto laici-cattolici

di Milena Santerini 

Il nuovo Master promosso dall’Università di Roma Tre in collaborazione con il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del matrimonio e della famiglia ha un titolo impegnativo: “Esperti delle relazioni familiari”. In un campo così fondamentale e allo stesso tempo delicato come i legami tra i membri di una famiglia, chi può definirsi esperto/a? Non basta certo un anno di formazione, a volte neanche una vita per affrontare tutte le domande e i bisogni di quel corpo straordinario che è la famiglia, fatta di amore, ma anche ritmi di vita, attenzione, doveri, responsabilità, affetti, aiuto… E a volte – come sanno bene ad esempio i coniugi, i genitori di figli adolescenti, i caregiver di persone fragili – anche di difficoltà.

Di fronte a queste sfide, il Master (Direttrice la prof.ssa Anna Aluffi Pentini, Coordinatore il prof. Vincenzo Rosito) mette in campo le competenze maturate nell’Istituto Giovanni Paolo II, che ha una mission specifica per gli studi scientifici nel campo della famiglia, e il Dipartimento di Scienze della formazione dell’Università Roma Tre. Questa inedita alleanza è già una notizia: una grande e prestigiosa Università statale insieme ad un istituto più piccolo ma specializzato nello studio della famiglia dal punto di vista teologico ma anche antropologico e interculturale.

L’avvio del Master, che vede iscritte persone di tutti i continenti e con i curricoli più vari (psicologi, operatori sociali, parroci, responsabili di pastorale familiare..) conferma l’ampiezza ma anche l’interesse della sfida. L’obiettivo principale è l’acquisizione di una adeguata e specifica preparazione professionale per accompagnare e sostenere le relazioni familiari nella loro pluralità. Si vuole formare “esperti/e” capaci di acquisire professionalità e lavorare nei servizi alla persona, nei consultori, nelle scuole, nella Pubblica amministrazione e nel Terzo settore.

I corsi del Master riguardano anzi tutto il contesto storico sociale. In questo senso, si studia la storia sociale della famiglia e come l’educazione familiare può rispondere alle società contemporanee, a livello demografico, sociale e relazionale. Il corso di Diritto dei minorenni e della famiglia darà l’inquadramento giuridico delle problematiche attuali: quali “diritti” concessi dal “diritto” e dagli ordinamenti in vigore? Poiché le famiglie affrontano sfide molto concrete, viene data particolare importanza al rapporto tra modelli familiari, questioni sociali e politiche del welfare.

Sul piano strettamente psico-pedagogico, le competenze in gioco saranno quelle della consulenza, della cura educativa, della psicologia delle relazioni familiari, della cura dell’infanzia. Un’attenzione particolare viene data alla fragilità; si parla infatti di situazioni che tutti i nuclei, piccoli o grandi, dovranno affrontare nel loro ciclo di vita. In un certo senso, ogni famiglia è “fragile”, tuttavia la presenza di problematiche dell’apprendimento, o il disagio adolescenziale, chiedono in modo specifico non di essere medicalizzati, ma letti nel loro spessore umano. Ancor più competenze richiede la presenza di disabilità in famiglia, per cui, oltre che in termini di competenze tecniche, occorre ragionare a livello di legmi relazionali. L’invecchiamento della popolazione esige poi una maggiore attenzione e qualificazione per quanto riguarda le persone anziane.

Come sappiamo, le famiglie non sono tutte uguali. Le dinamiche storiche e sociali delle famiglie migranti permettono di accostarsi a mondi per certi aspetti che sembrano lontani, ma sono sempre più vicini. Ancora, leggere in prospettiva i modelli interculturali delle famiglie significa occuparsi delle differenze di visioni educative tra le persone anche all’interno del nostro Paese: quali stili sono adottati per far crescere i figli?
Quali modalità di parenting? Quali scelte a proposito dell’autonomia o della dipendenza dei suoi membri? Infine, c’è il grande tema della famiglia accogliente, che pratica affidamenti o adozioni, e più in generale è aperta a chi una famiglia non l’ha.

Sotto tutti questi punti di vista, il Master contribuisce a una coscienza “politica” sostenendo una cultura della famiglia per quanto riguarda un welfare a loro misura, nel prevenire e contrastare l’istituzionalizzazione degli anziani, e accompagnare le famiglie accoglienti. In sintesi, frequentando il Master, gli studenti e le studentesse potranno sviluppare le competenze adeguate per progettare e gestire interventi socio-educativi nel campo dell’empowerment familiare e nell’organizzazione dei relativi percorsi progettuali.

Una sfida importante, e punto qualificante del Master, è la connessione tra riflessività e capacità progettuale e operativa, realizzata attraverso il lavoro laboratoriale, la didattica attiva e il tirocinio nelle realtà territoriali concrete che si occupano di accompagnare le famiglie. Gli studenti andranno a osservare le pratiche formative e educative nei consultori, nei centri di formazione, nelle comunità, nei servizi sociali, per mettere alla prova della realtà le competenze teoriche acquisite. Lo stesso avviene con i laboratori, momenti di “simulazione” di situazioni reali, in cui
si discute e si scambiano idee e progetti per affrontarli.

Nei Laboratori, infatti, i temi diventano ancor più concreti e riguardano problematiche molto coinvolgenti. Come formare i figli all’affettività e alla sessualità esige non solo conoscenze ma soprattutto sensibilità e attenzione, specie in un momento in cui questi temi vengono involgariti da una cultura che consuma tutto, anche il corpo. In tal senso, il laboratorio sull’educazione digitale aiuterà operatori e operatrici in un campo difficilissimo come quello della gestione dei nuovi media in famiglia.

Se è vero che “tutto si gioca nei primi tre anni di vita”, si capisce l’importanza della cura della prima infanzia per formare genitori consapevoli, in un momento in cui nella società si assiste da un lato all’iperprotezione e dall’altro ad abbandoni di fatto dei più piccoli. Il tema della violenza di genere nella vita familiare affronta una piaga su cui si concentra l’attenzione mediatica ma per cui non sempre vengono proposte occasioni formative valide.
La formazione dei caregiver viene proposta dal Master con la formula “per, con e nella” famiglia a indicare che i consulenti familiari non possono limitarsi ad agire “per” ma devono attivare quell’empowerment che permetta di agire con i membri dei nuclei che assistono i parenti.

Nella stessa prospettiva vanno i laboratori sulla supervisione e l’accompagnamento delle crisi nel ciclo di vita della famiglia. Ovviamente quello del Master non è un compito facile, ma nella messa in comune delle forze di importanti enti di formazione laici e cristiani può essere affrontato.

(Avvenire – 17 novembre 2024)