Sessualità e culture nel nuovo numero di “Anthropotes”

Sessualità e culture” è il tema del nuovo numero di Anthropotes, la rivista ufficiale dell’Istituto Jp2, in libreria dall’11 ottobre 2024 e già in preordine su Amazon e sul sito della casa editrice Studium.

“Se una cultura della sessualità appartiene a qualunque espressione di civiltà, in ogni tempo e luogo  – spiega il direttore editoriale Gilfredo Marengo –  lo svilupparsi di un “sapere” della medesima è fenomeno relativamente recente e può essere datato nel suo sorgere nella prima metà del XIX secolo”.

La sessualità, spiega Marengo, viene riconosciuta come una dimensione dell’esistenza umana, dotata di una sua individualità e autonomia, di cui si possono indagare fisionomia, fattori costitutivi, leggi proprie.

“Se nella seconda metà del XX secolo la sessualità si presenta come “motore” di una rivoluzione, vuol dire che le si riconosce la dignità di essere un fattore di compiuto rinnovamento della società e di vettore indiscutibile di un necessario cammino di progresso verso un futuro desiderabile e migliore”.

Per queste ragioni il visiting professor che si è tenuto al Jp2 dal 18 al 22 marzo 2024, ha visto come interlocutori un sociologo della famiglia e un teologo morale: Jean-Hugues Déchaux, professore di Sociologia presso l’Università di Lione e membro del Centro Max Weber e Ronaldo Zacharias, professore di Teologia Morale presso l’Università Salesiana di San Paolo in Brasile. Entrambi hanno condiviso la loro ricerca su sessualità e cultura, con speciale attenzione ai profili metodologici messi in campo e avendo come linee guida cinque assi capaci di accompagnare a mettere a fuoco alcuni fondamentali interrogativi: la pluralità culturale, la gestione del potere, la formazione, le strutture della parentela, la diversità sessuale.

Ai due contributi del visiting professors si aggiunge l’articolo di Grazia Benenati che propone un’articolata disamina delle complesse relazioni tra maternità, parentela e tecniche riproduttive. “Da secoli, la teologia morale e la cura pastorale avevano mantenuto operante e indiscusso il paradigma matrimonio-sesso-figlio: gli atti propri della sessualità erano leciti solamente all’interno del matrimonio e dovevano sempre rispettare il loro costitutivo orientamento alla procreazione. Va preso atto della fatica a prestare attenzione ai mutamenti di mentalità almeno fino alla stagione del Vaticano II e al poderoso investimento sui temi del matrimonio e della famiglia del magistero di Giovanni Paolo II”.

Zacharias, da parte sua, offre una ampia disamina dell’articolazione tra sesso biologico, genere e orientamento affettivo-sessuale come necessario scenario nel quale collocare una convincente proposta etica.

“Muoversi in questa linea può aiutare a superare un’improvvida polarizzazione che di fronte ad una coerente applicazione nel merito del principio “vietato vietare”, conclude a due alternative: accettarla acriticamente o, al contrario, leggerla come esito compiuto di un inaccettabile equivoco, alimentato da un inaccettabile “relativismo” antropologico ed etico. Smarcarsi da questa lettura riduttiva e sterile richiede – in via preliminare – di mettere a fuoco uno scenario ben più ampio di quello fin qui evocato: il mutuo richiamarsi di identità e relazione”.

Altri preziosi suggerimenti sul tema vengono dal contributo di Jean-Luc Marion dedicato a indagare il “fenomeno erotico”. Il filosofo francese, direttore della Cattedra Karol Wojtyła del Jp2, offre al lettore la possibilità di confrontarsi ampiamente con i vantaggi offerti da un approccio al discorso sull’eros guidato dal gesto fenomenologico della riduzione, capace di propiziare una rinnovata “filosofia dell’amore”, non sempre adeguatamente stimata e sviluppata nel pensiero moderno. In una direzione più dichiaratamente teologica Ignazio Genovese riprende un tema classico, almeno a partire dal magistero di Giovanni Paolo II: la relazione donata dalla Rivelazione biblica tra l’uomo riconosciuto come imago Dei e la sua originaria collocazione nella differenza sessuale.

Infine Simona Segoloni Ruta mette a fuoco il posto non secondario della dimensione affettiva nell’esperienza di appartenenza alla comunità cristiana, ponendo in luce quanto tale dimensione sia decisiva nell’esperienza cristiana e preziosa per alimentare la crescita di una soggettiva ecclesiale capace di intrecciare legami con tutti gli esseri umani e tutte le creature.

“Tutti i contributi – conclude Marengo nel suo editoriale – accompagnano a riflettere criticamente sulle grandi metamorfosi che restituisce oggi uno sguardo a sessualità e cultura; le pratiche che riguardano dimensioni come la genitorialità, l’iniziazione sessuale, la filiazione, e la corporeità mutano velocemente nel presente scenario culturale e sociale”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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