Intervista al Preside Bordeyne nella Rivista del Clero
“Le assemblee sinodali del 2014 e del 2015 non si sono accontentate di individuare i punti di fragilità del tessuto familiare e sociale: si sono anche sforzate di identificare le risorse, e non soltanto quelle che dipendono dalla Chiesa”. “Le soluzioni sono già nelle famiglie, che sono il luogo in cui abita la grazia battesimale e quella del sacramento del matrimonio. La pastorale deve tenerne conto nella sua organizzazione, ascoltando in particolare i movimenti di laici”. “Credere che lo Spirito santo sia all’opera nelle situazioni ancora incompiute significa anche dare spazio alla coscienza dei fedeli, che tante volte rispondono quanto meglio possibile al Vangelo in mezzo ai loro limiti e possono portare avanti il loro personale discernimento davanti a situazioni in cui si rompono tutti gli schemi”.
A dirlo è Philippe Bordeyne, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, nella lunga intervista con Giuliano Zanchi pubblicata nel nuovo numero della Rivista del clero italiano pubblicata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, che raccoglie – tra gli interventi – anche un articolo di Pierangelo Sequeri, ex preside del Jp2 e direttore della Cattedra Gaudium et Spes.
“La responsabilità della Chiesa non può limitarsi a deplorare la perdita del senso cristiano del matrimonio. Occorre attingere dalle risorse della fede per generare dei modi di vita comunitari che sostengano le persone e le famiglie nei loro impegni affettivi, matrimoniali e familiari. Papa Francesco insiste spesso, da parte sua, sulle risorse delle culture, e non soltanto della cultura cristiana, per meglio vivere i legami familiari. A questo proposito un altro punto di conversione pastorale consiste nel ricercare, nelle culture tradizionali ma anche in quelle contemporanee, le zone di alleanza possibile con il cristianesimo”.
La lunga intervista affronta molte tematiche: dalla pastorale del matrimonio di Giovanni Paolo II, che quarant’anni fa fondò l’Istituto al Sinodo sulle famiglia e l’esortazione apostolica Amoris Laetitia che ne è scaturita, fino alla condizione delle famiglie in Francia, dove Bordeyne ha diretto per dieci anni l’Istituto Cattolico di Parigi e alle nuove sfide dell’Istituto Jp2.
“Per noi la formazione dei laici a livello mondiale diventa una sfida importante, sulla quale occorre riflettere e fare nuove proposte, facendo leva sulla rete delle sezioni extra-urbane che hanno sviluppato competenze in questo campo, come in Benin, in Brasile, in Spagna, in India e in Messico. Tutto questo dovremo farlo in dialogo con i movimenti di laici che hanno bisogno di responsabili ben formati al discernimento teologico delle questioni familiari, i quali formeranno a loro volta gli attori locali della pastorale”.
“Mentre alcuni rimproverano ancora alla Chiesa di focalizzarsi sulla sessualità – aggiunge il teologo – noi soffriamo piuttosto, paradossalmente, di un deficit di parola sulla sessualità alla luce della fede cristiana. La memoria collettiva è ancora tributaria di un discorso sul sesso che trovava posto principalmente nel quadro specifico del confessionale, in rapporto con la trasgressione e il peccato, quando invece le pratiche e i ritmi della confessione sono oggi differenti”.
“Se le persone si sentono giudicate, il loro senso di colpa si esaspera e esse rischiano di allontanarsi dalla Chiesa quando invece avrebbero tanto bisogno del sostegno delle comunità. Accompagnare significa anche favorire, a forza di amore e di pazienza, i processi di maturazione della libertà, anche nel caso in cui si presenti l’eventualità di una rottura coniugale. Non esiste vita morale senza fallimenti, minori o più gravi”.