Dies Academicus. Inaugurazione dell’Anno Accademico

Matrimonio e Famiglia. Servono nuovi efficaci approcci per rispondere alle fragilità della vita familiare. Inaugurazione dell’Anno Accademico Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia

Città del Vaticano, 16 novembre 2017 – Una istituzione accademica cattolica che risponde all’ “oscuramento” dei valori del matrimonio e della famiglia e allo stesso tempo è aperta ai risultati “delle scienze” e guardando alla realtà concreta delle situazioni, cerca strade per una pastorale efficace. È l’approccio del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia presso la Pontificia Università Lateranense. Giovedì 16 ottobre si è aperto il nuovo anno accademico con il saluto del Gran Cancelliere Mons. Vincenzo Paglia (e Presidente della Pontificia Accademia per la Vita), cui hanno fatto seguito la Relazione del Preside mons. Pierangelo Sequeri, e la Prolusione sul tema “Eros, Corpo e Eucaristia” del prof. Emmanuel Falque, docente alla Facoltà di Filosofia dell’Istituto Cattolico di Parigi.

Mons. Paglia nel saluto di apertura ha sottolineato che il Pontificio Istituto deve essere “sempre di più un centro di alti studi, riprendendo e rilanciando nella congiuntura di oggi la felice intuizione originaria del Santo Papa Giovanni Paolo II, sapientemente attuata fin dall’inizio dal compianto cardinale Carlo Caffarra”.

“La nuova congiuntura epocale – ha spiegato mons. Sequeri – assegna alla teologia uno speciale compito di chiarificazione e di motivazione della verità umana e cristiana del progetto coniugale e famigliare. La nuova sensibilità ecclesiale, dal canto suo, deve anche farsi carico, con più generosa intelligenza della fede che salva, della vulnerabilità e della complessità che caratterizzano la storia vissuta e i passaggi difficili – spesso realmente drammatici – della sua attuazione. La fede e la vita della Chiesa devono dunque saper abitare la storia famigliare dell’uomo, nella buona e nella cattiva sorte, senza abbandonarla al proprio destino”. “La latitanza e le reticenze delle istituzioni politiche, insieme con la pressione di conformità esercitata dalle odierne dinamiche sociali e culturali, contribuiscono in molti casi ad aggravare gli effetti della vulnerabilità della condizione famigliare. La Chiesa non può sottrarsi al compito di condividere questa condizione. E lungi dal prenderne distanza, deve frequentarla – e anzi, generosamente abitarla – con tutto l’amore, con tutta la misericordia, e con tutta l’energia di cui dispone da parte dello Spirito di Dio”.
Mons. Sequeri inoltre ha passato in rassegna le attività organizzate nel passato anno accademico sia nella sede di Roma, sia nelle sezioni collegate negli Usa, Messico, Brasile, Colombia, Spagna, Benin (per l’Africa francofona), Corea, India, Australia, Filippine.

Nella sua prolusione il prof. Falque ha sottolineato che la visione cristiana dell’umano è “integrale”, lega pensieri e sentimenti terreni e corporali con la spiritualità ed il divino. “L’animalità nella figura dell’agnello come anche la bestialità dell’agnello immolato per i nostri peccati, appartengono integralmente alla storia della salvezza, la prima perché assume tutto del nostro essere incorporato (passioni, pulsioni, caos interiore ecc.), la seconda perché giunge fino a tutto ciò che del nostro essere è stato deviato (vizi, peccati, lussuria ecc.) e lo converte”. L’assemblea cristiana che si riunisce per la messa, per il “pasto”, ha notato ancora il prof. Falque, si riconosce nel “pane condiviso”. È il modello di una unione che non è
unificazione: è un processo di condivisione profondamente umana come l’imperativo “diventare una sola carne” che lega uomo e donna senza cancellarli ma trasformandoli in una realtà nuova. È qui la novità che va riaffermata: “la forza dell’uno non scompare nella forza dell’altro o a causa di essa. Al contrario si rinforza, trova nella differenza la dimensione della sua alterità trovando al contempo la necessità della sua identità”. In conclusione, ha argomentato il prof. Falque, il viaggio nel significato dell’incarnazione e dell’Eucaristia porta l’essere umano a conoscere ed evitare gli estremi: non si deve e non si può fuggire via dalle pulsioni o diventarne schiavo. Piuttosto Uomo e donna hanno il compito di “divenire integralmente incorporati in Dio, nel quale animalità e corporalità così come il desiderio, prendono senso e si convertono”, realizzando una più alta forma di unione e comunione.

Città del Vaticano, 16 novembre 2017