“La teologia aiuti a ripensare il pensiero”
Ripensare il pensiero, aiutando a guarire dalla semplificazione che “vuole mutilare la realtà, partorisce pensieri sterili, pensieri univoci, genera polarizzazioni e frammentazioni”, far fermentare il pensiero teologico insieme agli altri saperi come la filosofia, la letteratura, le arti, la matematica, la fisica, la storia, le scienze giuridiche, politiche ed economiche e rendere la teologia accessibile a tutti, sostenendo il desiderio di chi, anche restando al di fuori dell’ambito accademico, vuole riprendere la propria formazione e approfondire la fede.
E’ l’invito rivolto da papa Francesco ai partecipanti al Congresso internazionale sul futuro della Teologia organizzato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, che si è aperto lunedì 9 dicembre 2024 per riflettere su come ereditare il grande patrimonio teologico delle generazioni passate e per immaginarne il futuro.
Non un convegno classico, ha sottolineato scherzando papa Francesco, “dove pochi parlano e gli altri ascoltano – o dormono!” ma un evento che ha radunato un grande numero di docenti, ricercatori e decani provenienti da ogni parte del mondo, dove tutti i partecipanti vengono messi in condizione di essere ascoltati e di ascoltarsi.
Desiderio del Pontefice, come detto, è che la teologia aiuti a ripensare il pensiero: “Il nostro modo di pensare, come sappiamo, plasma anche i nostri sentimenti, la nostra volontà e le nostre decisioni. A un cuore largo corrispondono un’immaginazione e un pensiero di ampio respiro, mentre un pensiero rattrappito, chiuso e mediocre difficilmente può generare creatività e coraggio. Mi vengono in mente i manuali di teologia, con i quali noi studiavamo. Tutto chiuso, tutto “da museo”, da biblioteca, ma non ti facevano pensare”.
“La prima cosa da fare, per ripensare il pensiero – continua il Papa – è guarire dalla semplificazione”. “L’ideologia è una semplificazione che uccide: uccide la realtà, uccide il pensiero, uccide la comunità. Le ideologie appiattiscono tutto a una sola idea, che poi ripetono in modo ossessivo e strumentale, superficiale, come i pappagalli”.
Un antidoto alla semplificazione, secondo il Pontefice, è proprio l’interdisciplinarità e la transdisciplinarità:”Far fermentare i saperi, perché essi sono come i sensi del corpo: ciascuno ha una sua specificità, ma hanno bisogno l’uno dell’altro”.
“Da qualche anno, in molte parti del mondo si segnala l’interesse degli adulti per la ripresa della propria formazione, anche accademica” ha concluso: “Uomini e donne, soprattutto di mezza età, magari già laureati, desiderano approfondire la fede, vogliono fare un cammino, spesso si iscrivono a una facoltà universitaria. E questo è un fenomeno in crescita, che merita l’interesse della società e della Chiesa”.
La cosiddetta mezza età, sottolinea Francesco, “è un tempo in cui generalmente si gode di una certa sicurezza professionale e solidità affettiva, ma anche il periodo dove i fallimenti si avvertono con maggiore dolore e sorgono nuove domande mentre si sgretolano i sogni giovanili. In questa fase si può percepire un senso di abbandono e, talvolta, l’anima si blocca. E allora si sente la necessità di riprendere una ricerca, magari a tentoni, magari essendo presi per mano. E la teologia è questa compagna di viaggio!”. “Per favore – aggiunge – se qualcuna di queste persone bussa alla porta della teologia, delle scuole di teologia, la trovi aperta. Fate in modo che queste donne e questi uomini trovino nella teologia una casa aperta, un luogo dove poter riprendere un cammino, dove poter cercare, trovare e cercare ancora. Preparatevi a questo. Immaginate cose nuove nei programmi di studio perché la teologia sia accessibile a tutti”.