La Comunità Accademica Jp2 in pellegrinaggio da don Peppe Diana
Sabato 9 novembre la comunità accademica del Jp2, guidata dal preside Philippe Bordeyne e dall’affiatato corpo docente, ha vissuto il suo pellegrinaggio annuale.
Negli ultimi anni le mete del pellegrinaggio accademico esulano dai luoghi tradizionalmente scelti, che siano essi di culto – facilmente visitabili nel corso della propria vita cristiana – o di bellezze storico artistiche.
La scelta dei luoghi verso cui andare è in linea con il percorso di crescita e di consapevolezza che si vuole offrire agli studenti, e che coinvolge attivamente anche docenti e personale ammnistrativo. L’intenzione è quella di andare a toccare con mano i luoghi in cui la chiesa incontra la povertà, il degrado, periferie esistenziali e scoiali, violenza.
Dopo l’incontro con i ragazzi di don Antonio Loffredo del Rione Sanità che combattono la periferia riscattando la bellezza artistica dimenticata della loro terra, e l’esperienza con i padri Scalabriniani della periferia romana impegnati nell’accoglienza dei migranti, quest’anno si è scelto di andare in pellegrinaggio verso il luoghi di don Peppe Diana, prete di Casal di Principe barbaramente ucciso nei locali della sua sacrestia dalla camorra il 19 marzo 1994.
Nella lettera scritta da papa Francesco per il trentesimo anniversario della sua morte, parla di lui come un servo buono e fedele “che ha operato profeticamente calandosi nel deserto esistenziale di un popolo a lui tanto caro, servito e difeso fino al sacrificio della propria esistenza” (Lettera del Santo Padre Francesco per il 30° anniversario dell’uccisione di Don Giuseppe Diana, 19.03.2024).
Prima tappa Aversa, l’incontro e la messa con il vescovo mons. Angelo Spinillo e l’ascolto dei responsabili della pastorale familiare della diocesi, Lello e Maria. Importante per gli studenti, per la maggior parte stranieri, ascoltare l’esperienza di pratiche di pastorale familiare guidata da laici; tra queste i percorsi di accompagnamento delle coppie dopo il matrimonio e per le famiglie in crisi o ferite.
Seconda tappa Casal di Principe, diventato negli anni un luogo simbolo di degrado e malavita e che ora sta acquistando speranza e una nuova identità grazie all’impegno di tanti cittadini e associazioni.
Il primo impatto con il territorio è stato il pranzo presso il ristorante “NCC – Nuova Cucina Organizzata”: una sigla che richiama espressamente la più celebre associazione camorristica: La Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Il ristorante è sorto su una villa confiscata a un camorrista: “Non è stato facile mettere in piedi questo progetto – hanno spiegato i volontari – ma ci siamo riusciti, e ora ci lavorano persone con disabilità psichica”.
A seguire, la visita alla chiesa di San Nicola di Bari, la parrocchia don Peppe Diana. Ad accoglierci don Franco Picone, vicario generale della dicoesi e successore di don Peppe già all’indomani del suo assassinio.
“Il primo sacramento amministrato da don Peppe era l’amicizia” ha spiegato don Franco. “Invitava a giocare in parrocchia anche i figli dei camorristi. Per questo dava fastidio”. “Don Peppe ha dato vita ad una nuova pastorale, che ci fa tendere verso l’alto”.
Ad ascoltare il racconto di don Franco gli studenti, tra cui molti stranieri e alcuni provenienti da paesi del sud del mondo, hanno riconosciuto nella vita di don Peppe un modello di sacerdote che ritrovano spesso anche nei loro territori, uomini di Dio che agiscono in terre di frontiera e che rischiano ogni giorno la vita per il loro impegno contro la malavita.
Il testamento e l’eredità di Don Peppe Diana è contenuta nel documento Per amore del mio popolo che lui, insieme ad altri preti della forania, riprendendo un documento della Conferenza episcopale campana di qualche anno prima, ha diffuso il giorno di Natale 1991 e che in qualche modo, insieme alla sua attività quotidiana, ha segnato la sua condanna sotto il colpi della camorra. (leggi il documento)
(Valeria Guarino)
LA CRONACA DELLA GIORNATA di Arnaldo Casali