Dies Academicus, la relazione del preside Philippe Bordeyne

Eccellenze Reverendissime,
Eccellentissimi Ambasciatori presso la Santa Sede e loro Rappresentanti,
Stimati Rettori delle Università Pontificie ed Altri Centri Accademici,
Reverendi Superiori dei Collegi e dei Seminari,
Chiarissimi Colleghi,
Gentile Personale Addetto,
Carissimi Studenti,

Sono molto lieto di aprire la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2024/2025 di questo Pontificio Istituto e desidero dare il benvenuto a ciascuno di voi.

Il Gran Cancelliere mi ha chiesto di scusare la sua assenza dovuta al fatto che in questo giorno è a Torino per partecipare alla 41a Assemblea Annuale Anci (Associazione dei Comuni Italiani) dove verrà presentata, di fronte anche al Presidente della Repubblica Italiana, la Legge 33/2023 per le politiche in favore delle persone anziane. Mons. Paglia è stato presidente della Commissione Ministeriale per la Riforma dell’Assistenza agli Anziani che ha preparato questa legge.
Prima di tutto, vorrei ringraziare il prof. Philippe Lefebvre, docente di Antico Testamento presso la Facoltà di Teologia Cattolica dell’Università di Friburgo, e dal 2021 membro della Pontificia Commissione Biblica. Nel suo percorso di ricerca si è dedicato alla realtà biblica della famiglia, ritenendo che c’è sempre da apprendere sulla famiglia dalla Bibbia, soprattutto se osiamo lasciarci sorprendere leggendola come un tutto, e non come la conferma dei nostri pregiudizi. Infatti, la Bibbia ci presenta una visione della famiglia nelle sue complessità, ma sempre accompagnata dalla misericordia e dalla grazia trasformatrice di Dio. È per noi un grande onore ospitare il prof. Lefebvre, e ci aspettiamo da lui delle parole che possano guidare il cammino della nostra comunità accademica, quella di Roma e quella delle sezioni extra-urbane e dei centri associati, che sono presenti oggi con i loro rappresentanti, che saluto con grande affetto. Siamo infatti riuniti in questi giorni per un seminario di ricerca internazionale che si concluderà con l’Udienza che il Santo Padre ha concesso al nostro Istituto pontificio il prossimo lunedì.

Anche quest’anno, come già il precedente, la mia nomina come esperto al Sinodo ha fatto sì che questo atto solenne di inaugurazione dell’anno accademico fosse programmato un po’ più tardi. Questo spostamento non ci ha impedito di avere tante iniziative a partire da settembre in modo da curare la famiglia dell’Istituto: – Per i professori stabili, una giornata di lavoro collegiale con un focus speciale sulla ricerca, le pubblicazioni e la didattica, nella prospettiva della qualità e dell’innovazione accademica al servizio dei nostri di studenti che provengono di 41 Paesi;

– Per gli studenti, una giornata di benvenuto, una visita alla chiesa di Santa Prisca e l’assemblea degli studenti, hanno creato occasioni di incontro e familiarità soprattutto per i nuovi iscritti;
– Per tutti (studenti, professori, personale amministrativo) un pellegrinaggio presso la Diocesi di Aversa, in particolare la parrocchia di Casal di Principe nella quale ha offerto il suo ministero e la sua vita don Peppe Diana, ucciso dalla mafia trenta anni fa. Anche l’incontro con l’équipe di pastorale familiare ci ha permesso di riconoscere il ruolo decisivo della famiglia cristiana come realtà “socialmente trasformativa”.

Come avevo già avuto modo di notare lo scorso anno, il cammino sinodale riguarda da vicino anche il nostro impegno, come Istituto pontificio, a portare avanti il lavoro teologico che ci è stato affidato ed il percorso che abbiamo intrapreso con l’obiettivo di rendere il nostro Istituto un luogo sempre più internazionale, aperto alle collaborazioni con il mondo accademico statale attraverso accordi di partnership, e promotore di una didattica condivisa e collegiale di prossimità allo studente, che tenga conto delle sue condizioni di apprendimento. Vorrei solo sottolineare alcuni passi avanti:
– Sono stati firmati due programmi di collaborazione con due università pubbliche di Roma per il rilascio di un Master annuale di primo livello: il primo in “Esperto in relazioni familiari” con l’Università Roma 3; l’altro in “Bioetica” con l’Università Tor Vergata.

– Una partnership con il Centro della Famiglia della diocesi di Treviso permette all’Istituto JP2 di offrire stage ai nostri studenti, sia sotto forma di soggiorni di formazione familiare, sia di accesso ai dati raccolti dal Centro nei campi della psicologia, della sessuologia e della fertilità.
– È in fase di definizione una partnership con l’Istituto dei Tumori di Milano, che permetterà all’Istituto JP2 di contribuire alla formazione nazionale del personale sanitario sensibilizzandolo al contesto familiare della malattia come parte integrante della cura del paziente.
Seguendo l’appello del Santo Padre a tutti partecipanti della recente Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, vorrei adesso dare una testimonianza personale sottolineando ciò che ritengo più stimolante per il nostro Istituto. Approfittando della presenza del professor Felix Wilfred al Sinodo, la comunità accademica dell’Istituto JP2 lo ha invitato il 10 ottobre a tenere la prima conferenza del ciclo di ricerca di quest’anno sulla teologia contestuale in Asia.  Il video è disponibile sul nostro canale YouTube. Il professor Wilfred ha voluto correggere la famosa affermazione di Karl Rahner secondo cui la Chiesa sarebbe diventata cattolica e universale per la prima volta con il Concilio Vaticano II.

In realtà, molto prima della crescita delle comunità cristiane in Occidente, il cristianesimo si era diffuso in Persia, Cina, Asia centrale lungo le vie della seta e in India durante l’era apostolica. Da allora, la cattolicità della Chiesa non si è manifestata solo nella forma puramente istituzionale, ma piuttosto attraverso i modi sorprendenti in cui Dio si è rivelato nell’incontro tra il Vangelo e le culture. Continuando su questa linea, direi che ciò che ha maggiormente caratterizzato l’Assemblea sinodale del 2024 è stato il progresso compiuto nel riconoscimento reciproco attraverso una maggiore consapevolezza della diversità dei contesti di missione, con tutto il loro spessore storico e culturale. Tutte le Chiese locali si trovano indubbiamente di fronte al cambiamento epocale che stiamo vivendo, ma lo affrontano in configurazioni diverse a causa del loro contesto specifico, segnato da elementi legati alla storia dell’evangelizzazione (comprese le pratiche coloniali in cui la Chiesa ha avuto la sua parte di responsabilità) e alle culture locali. Di fatto, le Chiese locali hanno fatto scelte missionarie diverse, e i membri del Sinodo hanno dovuto riconoscerlo.

In Europa, la secolarizzazione e la riorganizzazione politica e religiosa seguita alla caduta del muro di Berlino hanno giocato un ruolo importante. In Africa, l’inculturazione nel tessuto comunitario ha portato alla scelta della Chiesa come famiglia di Dio per l’evangelizzazione. In America Latina, il CELAM si è riappropriato della tradizione dell’Azione Cattolica, mettendola al servizio dell’aspirazione dei poveri alla liberazione. In Asia, il lavoro missionario si organizza intorno all’opzione della FABC, dal 1974 a Taiwan, per un triplice dialogo: con i popoli e in particolare con i poveri, con le religioni e con le culture – ogni volta al plurale. È proprio per familiarizzare con questo contesto, da cui provengono tanti nostri studenti e dove dovranno vivere la loro missione, che quest’anno abbiamo voluto dedicare l’attività di ricerca di docenti e dottorandi alla produzione teologica dell’Asia. La Chiesa cattolica essendo lì spesso una piccolissima minoranza, la missione inizia con la formazione al triplice dialogo, con il servizio alle istituzioni educative e sanitarie, l’impegno per la giustizia sociale e il rispetto del pianeta.

Grazie a questo approfondimento della conoscenza reciproca che genera fiducia, i membri dell’assemblea sinodale, vescovi, sacerdoti, diaconi e laici, hanno potuto esprimere le loro preoccupazioni e paure, quelle che condividono con i loro popoli e quelle che vivono più in solitudine. È emerso chiaramente che ci sono alcune preoccupazioni meravigliose, che vanno al cuore del Vangelo: che Dio Padre sia meglio conosciuto e amato nel suo Figlio Gesù Cristo, nella forza dello Spirito dispensato dai sacramenti; che lo spazio digitale diventi di più un mezzo per il primo
annuncio della fede; che i più piccoli e vulnerabili siano rispettati in una casa sicura; che i poveri siano ascoltati e che siano al centro della vita delle comunità cristiane, in modo che in esse Cristo sia riconosciuto e amato; che i giovani, ragazzi e ragazze, trovino il loro posto in una Chiesa che li riconosca come protagonisti, che li accolga con le loro fragilità e le loro energie; che le famiglie siano coinvolte nella salvaguardia del pianeta e che i cittadini possano avere più voce in capitolo nelle scelte politiche di chi detiene il potere. È emerso invece che altre preoccupazioni sono paralizzanti e vanno superate nella Chiesa: la paura di perdere un po’ del proprio potere; la paura di vivere la relazione uomo-donna in tutto ciò a cui Dio ci chiama; la paura di cambiare i nostri modi di fare per andare incontro agli altri; la paura di vivere la diversità nella Chiesa nella ricerca di una comunione che non sia uniformità; e così via. La presenza attiva e fiduciosa di delegati fraterni di altre chiese ci ha aiutato. Alcuni hanno raccontato come le loro chiese sono state in grado di generare processi per superare queste paure nella fede, e quindi per superare il rischio di divisione. In breve, l’assemblea sinodale ha scoperto che il discernimento riguarda anche le paure che ci guidano e la nostra disponibilità ad affrontarle nella fede.

Questa esperienza ci riporta all’esperienza della Chiesa primitiva: la paura suscitata dall’evento della risurrezione di Gesù dai morti (Mc 16,8); il ruolo fondamentale della preghiera comune nel Cenacolo (At 1,12-14); l’autorità di Pietro nel far sostituire Giuda nel gruppo dei Dodici che testimoniarono la risurrezione (At 6 1,22); la perplessità di chi sentiva gli apostoli parlare nella loro lingua il giorno di Pentecoste (At 2,12). La dinamica della missione inizia con la disponibilità a guardare le paure che l’incontro con il Signore risorto suscita, e ad attraversarle insieme nella forza dello Spirito Santo per avventurarsi su nuove strade. Questa è l’esperienza fondamentale della Chiesa, che siamo chiamati a osare di nuovo, all’inizio di ogni anno accademico, rimettendo in moto il lavoro accademico: valutazione dei metodi di insegnamento, progetti di ricerca e pubblicazione, diversità culturale… E tutto questo nella diversità dell’Istituto JP2 attraverso le sue sezioni extraurbane e i suoi centri associati.
In realtà, questo percorso che intraprendiamo con coraggio ogni nuovo anno accademico non è molto diverso da quello delle famiglie che, secondo il Sinodo, “rappresentano un luogo privilegiato per apprendere e sperimentare le pratiche essenziali di una Chiesa sinodale”: l’ascolto e il rispetto mutuo, la fiducia e il perdono, la reciprocità e il senso della dignità di ognuno (n. 35). La famiglia è un insieme ricco e complesso di relazioni, processi e spazi che le permettono di essere una famiglia in relazione con gli altri. Per questo il nostro Istituto deve impegnarsi in una ricerca antropologica approfondita sulla famiglia, e non solo sulla coppia coniugale, in dialogo con diverse discipline. La famiglia è un dono inestimabile di Dio per noi, che ci permette di apprendere a superare le paure per generare modi di vivere innovativi e benefici per la società. Le famiglie cristiane, fondate sulla grazia del sacramento del matrimonio, sono chiamate a vivere questo nella speranza. Come ci ricordano i vangeli della resurrezione, che Padre Timothy Radcliffe ha commentato nel corso del Sinodo, la fede non elimina le paure, le difficoltà e i drammi che accompagnano il mistero pasquale. Piuttosto, la fede è il clima in cui viviamo queste diverse fasi, a volte sconcertati e gridando a Dio nella nostra angoscia, spesso pieni di meraviglia per l’inaspettato di Dio, che fa emergere qualcosa di nuovo nelle nostre fragilità umane. È in questa stessa fede che siamo chiamati a stare durante il prossimo anno: formiamo insieme l’augurio che essa renda fruttuose le nostre ricerche e le nostre iniziative accademiche!
Ora, prima di proseguire nel programma di questa cerimonia, vorrei formulare alcuni ringraziamenti.
In primo luogo la mia speciale gratitudine va a Sua Santità Papa Francesco, Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica, per la sua paterna benevolenza e attenzione personale con cui accompagna la vita e la missione dell’Istituto.

A Sua Em.za Rev.ma il Card. Pietro Parolin, per la particolare premura con cui la Segreteria di Stato segue la vita del nostro Istituto.
Alla Segreteria per l’Economia, specialmente nella persona di Prefetto, il dott. Maximino Caballero Ledo, per il sostegno costante e l’aiuto pratico nelle questioni amministrative.
A Sua Ecc.za Mons. Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere di questo Istituto e Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, per la sua vicinanza e per la sua attiva partecipazione al progetto dell’Istituto.
A tutti i membri del Consiglio Superiore dell’Istituto, in modo particolare a Sua Em.zaRev.ma Card. José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, e a Sua Em.za Rev.ma il Card. Kevin Farrell, Prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita e a Sua Em.za Rev.ma il Card. Michael Czerny, S.I., Prefetto del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale.
Un ringraziamento anche a Sua Eccellenza l’arcivescovo Alfonso Amarante, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense.
Un senso di viva gratitudine giunga alla Fondazione Benedetto XVI che sostiene 25 studenti borsisti. All’Ing. Pierre Louis Bertina, Presidente della Fondazione, agli altri membri del Consiglio di Amministrazione e ai nostri benefattori va il mio sentito e vivo ringraziamento, poiché il loro impegno generoso contribuisce significativamente alla nostra attività al servizio delle famiglie nel mondo.
Ai nostri amici e benefattori che hanno voluto condividere con noi il peso dei progetti e delle iniziative promosse; ringrazio vivamente la Banca Intesa Sanpaolo, nella persona del suo Amministratore delegato Dott. Carlo Messina e la famiglia Halley; ringrazio l’Università Cattolica di Murcia (UCAM) oggi rappresentata dalla sua
Presidentessa la sig.ra Maria Dolores Garcia Mascarell e altri benefattori per il sostegno offerto ai nostri studenti finanziando diverse borse di studio.
Un grato pensiero giunga a tutta la comunità accademica del nostro Istituto, nella sua sede romana e nelle Sezioni e Centri Associati nel mondo.

Infine per l’autorità ricevuta, dichiaro ufficialmente aperto ’Anno Accademico 2024/2025.