Sesso “et” amore

di Giorgia Salatiello

Il volume di Gilfredo Marengo Chiesa sesso amore. Le relazioni «pericolose» (Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2021, pagine 224, euro 20) si presenta con una fisionomia del tutto peculiare nel singolare intreccio di storia, antropologia teologica ed etica. I tre registri si intersecano in un costante rimando dall’uno agli altri, ma senza alcuna confusione o sovrapposizione di piani e il risultato è quello di uno sguardo a tutto campo che non rimane mai alla superficie nelle sue analisi. Chiesa sesso amore: il titolo offre la possibilità di ricavare da esso alcune prime, preziose indicazioni per un approccio iniziale e per avviare la riflessione.

L’accostamento di sesso e amore (riferendosi qui all’amore tra una donna e un uomo) non sembra creare difficoltà e si tratta solo di comprendere se tra i due termini vi sia una congiunzione (et) oppure una disgiunzione (aut). Lungo la storia del cristianesimo si può ritrovare sia la prima sia la seconda lettura, con una netta preponderanza dell’aut nei secoli passati e con una decisa volontà di ricomporre la frattura introducendo oggi un deciso et, che culmina nelle precise riflessioni di Amoris laetitia.

Risulta oltremodo utile, come fa il testo citato, ripercorrere i secoli che ci hanno preceduto per giungere a cogliere la novità dell’oggi, pur nella sua sostanziale fedeltà alla Parola fondativa.

La maggior parte delle declinazioni contemporanee del rapporto tra sesso e amore si presentano in netto contrasto con quello che il magistero, anche contemporaneo, propone sull’argomento, ma spesso alla base del contrasto vi è l’incomprensione del piano su cui si colloca la Chiesa con le sue parole. Il loro obiettivo primario, infatti, non è quello di impegnarsi in pronunciamenti morali vincolanti per tutti i fedeli, ma di prospettare una compiuta visione di antropologia teologica nella quale sia esplicitato il senso più vero e profondo dell’amore tra una donna e un uomo, alla luce della Rivelazione, ma accessibile anche a chi non crede. La questione che si pone è, quindi, quella di coniugare la fedeltà a valori irrinunciabili con l’esigenza di riuscire a essere una Chiesa accogliente che non impone il peso di norme astratte, difficilmente comprensibili dalle donne e dagli uomini di oggi, anche se credenti.

Il primo nodo da sciogliere è il linguaggio che deve essere quello che parlano i destinatari del messaggio, capace cioè di collocarsi nel contesto delle loro esperienze di vita. Emerge qui con forza anche l’istanza dell’inculturazione perché ogni Chiesa locale deve sapersi esprimere con le parole dei suoi fedeli.

Il secondo aspetto da considerare è quello che si può definire della prossimità, in quanto, pur con le necessarie distinzioni di stato, gli uomini di Chiesa devono essere in grado di comprendere e di condividere i problemi e le aspettative di tutti, anche quelli di chi è fuori dalla comunità ecclesiale.

Vi è, però, un fattore di primaria importanza che è a favore della Chiesa quando si impegna a parlare di sesso e di amore. Oggi, infatti, dopo la rivoluzione sessuale degli ultimi decenni del secolo scorso sta accadendo per il sesso quello che è accaduto per la scienza con la fine della modernità: ci si è accorti che da soli non possono risolvere tutti i problemi dell’essere umano.

Di qui la disponibilità, anche spesso inconsapevole, ad ascoltare le parole di chi riesce a proporre una visione integrale della donna e dell’uomo, nella quale il sesso non sia disgiunto dall’aspirazione a un amore vero, profondo e duraturo.

Non si può, quindi, concordare con i “profeti di sventura” che vedono solo gli aspetti negativi dell’oggi, ma, scendendo più in profondità, è necessario saper cogliere i “segni dei tempi”, che ci parlano di tante donne e di tanti uomini che cercano la verità su se stessi e sull’amore.

(L’Osservatore Romano)