Dies Academicus, l’introduzione del Gran Cancelliere

di Vincenzo Paglia

Sono particolarmente felice di dare inizio all’inaugurazione dell’Anno Accademico 2021-22 dell’Istituto Giovanni Paolo II. La felice coincidenza di questo dies academicus con la festa di San Giovanni Paolo II, rende particolarmente significativo questo nostro atto. E non possiamo dimenticare che proprio quaranta anni fa – mi riferisco al 13 maggio del 1981 – papa Wojtyla erigeva sia il Pontificio Consiglio per la Famiglia che il nostro Istituto. In quel giorno, l’attentato subito dal Papa gli impedì di comunicarlo personalmente nell’udienza generale. Ma certo, la profezia che queste due istituzioni rappresentano nella Chiesa è ancor più chiara. E sentiamo la forza che il nome di Giovanni Paolo II dona al termine “pontificio” che qualifica il nostro istituto.

Papa Francesco, cinque anni fa, ha voluto raccogliere tale visione e iscriverla nella complessità della storia di questo inizio di Millennio perché potesse fermentarla con l’intelligenza cristiana nella frontiera del Matrimonio e della Famiglia. Ci troviamo, infatti, nel mezzo di un cambiamento d’epoca, come Papa Francesco ha più volte ripetuto. E il nostro Istituto è consapevole della responsabilità che gli è stata affidata dai Papi. Ci siamo preparati per affrontare le grandi sfide che abbiamo di fronte.

Ed è in questo orizzonte ampio che ci apprestiamo ad ascoltare il cardinale José Tolentino de Mendonça, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Lo saluto con affetto e lo ringrazio vivamente per aver accettato l’invito a presentare la prolusione per aprire questo nuovo anno accademico. Il tema che ha scelto, “La fraternità come chiave del futuro nel Magistero di Papa Francesco”, si iscrive a pieno titolo sulla scia dell’enciclica “Fratelli tutti” che papa Francesco ha voluto offrire alla chiesa e al mondo. 

Permettetemi di dare il benvenuto al nuovo Preside, il Prof. Philippe Bordeyne, che con entusiasmo e spirito di servizio ha già cominciato a dedicarsi alla guida dell’Istituto. La sua riconosciuta competenza di studioso e di scrittore, come anche la sua collaudata esperienza pastorale nella Diocesi di Lion e soprattutto quella accademica come Rettore dell’Istitute Catholique di Parigi, portano ulteriore arricchimento alla nostra istituzione. Siamo grati al Santo Padre, papa Francesco, per il dono di questa nomina. Saluto, con lui, Mons. Pierangelo Sequeri, che dal 2016 a oggi ha ricoperto la carica di Preside, nella transizione alla nuova e aggiornata configurazione accademica dell’Istituto. Ho, verso di lui, un particolare debito di gratitudine per aver accettato di affiancarmi, in anni non facili ma pieni, nell’impegno di rispondere al meglio alla chiamata del Papa.

Lo ringrazio per aver colto e interpretato in profondità la fecondità del legame tra il germe fecondo dell’eredità ricevuta e l’ampliamento creativo del compito assegnato. Una grande teologia è quella che non manca a questo appuntamento fra il Signore e la storia. Un caloroso benvenuto ai nuovi vice-presidi, la Prof.ssa Milena Santerini e al Prof. Agostino Giovagnoli. Il Papa, con questa scelta, istituzionalmente innovativa e al tempo stesso simbolicamente coerente, ha voluto valorizzare il vostro cammino come coppia e come famiglia, oltre che come studiosi e ricercatori. A loro si affianca il Prof. Gilfredo Marengo, confermato come vice-preside con la particolare attenzione alla dimensione internazionale dell’Istituto. Saluto infine con affetto tutto il collegio docente, gli studenti presenti, il personale dell’Istituto guidato dal dott. Victor Soldevila, Segretario Generale, e tutti gli amici e gli ospiti che ci seguono, collegati da remoto.

Nel mese di Giugno 2022 si celebrerà la Giornata Mondiale della Famiglia e già fin da adesso il Santo Padre ha raccomandato che non sia solo un evento puntuale da consumarsi in qualche ora a Roma, ma che diventi un cammino condiviso dalle e nelle diocesi di tutto il mondo. Il nostro Istituto, con il suo impegno di elaborazione teologico-pastorale del pensiero della fede, che ne è il fine istituzionale, può e deve in prima linea ad onorare l’impegno. Il legame vivificante tra ogni singola famiglia e la dimensione ecclesiale è la sfida pastorale dell’epoca nuova: la riduzione dell’alleanza coniugale fra l’uomo e la donna alla dimensione individuale e privata è un impoverimento irrimediabile per il singolo e per la comunità. Le relazioni famigliari, nella linea della generazione come in quella della genealogia, rendono umana la trasmissione della vita sociale: non solo quella individuale. Il cristianesimo stesso non è stato immune dal virus dell’individualismo. Lo sottolineava saggiamente già Benedetto XVI nella sua enciclica Spe salvi, quando parlava di una riduzione individualistica del cristianesimo: «Come è possibile», si chiede Benedetto XVI, «che nel cristianesimo moderno si sia affermata la concezione della salvezza come cosa individuale […], mentre tutta la tradizione biblica e cristiana ci insegna che  siamo salvati in un villaggio?”. La famiglia è il luogo della iniziazione alla vita come comunità, e non semplicemente l’appendice del suo godimento come coppia.

Papa Francesco, in Amoris Laetitia e in tutto il suo Magistero, ci invita – proprio in questo senso – a immaginare una Chiesa “in uscita”: che si riflette. Per così dire, nel dinamismo di una famiglia “in uscita”. Ossia, in una famiglia che non è semplicemente costituita da una coppia fusionale che si avvolge in sé stessa, ma da una comunità ospitale che abbraccia il mondo. La teologia e l’antropologia che sono oggetto della nostra ricerca non possono non sentirsi interrogate. Esiste un’abbondante letteratura morale e canonica sull’unione coniugale: la teologia della comunione famigliare è invece ancora troppo scarsa. Entrambe, poi, rischiano molta idealizzazione e molta astrazione: ossia, vengono avvolte da significati altissimi senza essere provviste di immaginazione concreta della loro pratica reale. Nella concezione cristiana, nessun dono, nessun carisma, nessuna benedizione della vita creata è semplicemente “per sé stessi”. Il matrimonio è per la famiglia, non il contrario: il sacramento suggella il rapporto reciproco e indispensabile dell’uomo e della donna, destinato alla storia dell’alleanza fra Dio e la creatura, il Signore e la comunità.

Auguro a tutti gli accademici e agli studenti dell’Istituto un buon lavoro perché la ricerca e l’approfondimento offrano una luce rinnovata al tesoro della Rivelazione custodito dalla Chiesa. Non è il Vangelo che cambia ma siamo noi che lo comprendiamo sempre meglio lungo il cammino che il Signore ci dona di compiere in mezzo alle gioie e ai dolori dell’uomo contemporaneo.

Grazie