Il nuovo pensiero della Chiesa per la famiglia postmoderna

di Arnaldo Casali

Una Chiesa che ha il coraggio di farsi domande anziché imporre risposte.

E’ questo il profilo che emerge da Famiglie alla ricerca di Dio, il nuovo libro di Philippe Bordeyne che, coerentemente con il percorso intrapreso dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di cui è preside, propone teoria e pratica della famiglia, affiancando la teologia e la pastorale, la riflessione dottrinale al confronto concreto con la realtà delle famiglie, prendendo di petto questioni scottanti come divorzio, omosessualità, convivenza, ma anche edonismo, individualismo, secolarizzazione, teoria gender, abusi sessuali e l’accusa rivolta alla Chiesa di voler mantenere un dominio sulle coscienze in un mondo che sembra essersi affrancato da ogni precetto.

Con una scelta di grande significato Bordeyne ha voluto che a presentare il libro all’Istituto Jp2 fossero due studenti laici – l’ucraina Lidiia Batig e il canadese Julian Paparella – entrambi dottorandi, in una singolare conferenza guidata da Vincenzo Rosito e Riccardo Prandini nella quale, in un’ottica sinodale, è stato lasciato anche lo spazio per discussioni in gruppo.

“La famiglia discende dal matrimonio o prescinde dal matrimonio?” si chiede il teologo francese. Che prende atto di come, nonostante l’impulso pastorale del Concilio Vaticano II, la Chiesa fatichi ancora a “risvegliare il desiderio di matrimonio” a partire delle “realtà familiari già vissute al crocevia dei misteri dell’amore e della vita”.

“La Chiesa deve insegnare alla famiglia ma anche imparare dalla loro esperienza” spiega Lidiia Batig. “Ma come fa la Chiesa, che vive di stabilità, ad adattarsi a una società ultra accelerata in cui l’unico punto fermo è il cambiamento?” si chiede Riccardo Prandini.

Bordeyne invita a liberarsi di una visione romantica e chiusa dell’amore, evocando una famiglia aperta al mondo anche nell’impegno civile, e chiama in causa la difesa dell’ambiente e dei diritti sociali (con esempi concreti, come l’acquisto dei prodotti a chilometro zero e la giusta retribuzione per la babysitter), analizza la tensione in cui vive la coppia “tra ricerca di autonomia e ricerca del legame”, sposta l’accento da una visione idealistica del matrimonio alla realtà concreta delle famiglie, in tutta la loro imperfezione: “Il fatto che l’amore sia imperfetto non significa che sia falso o che non sia reale” recita Amoris Laetitia. “Il segreto della felicità – scrive Bordeyne – consiste quindi nell’accettare questa fragilità per poterla gestire al meglio”. Occorre poi inventare nuovi modi di presentare la sessualità “in un contesto in cui viene offerta ai giovani come un insieme di azioni orientate alla performance e al piacere ma scollegate dal vero amore”.

“Dopo i primi momenti in cui predomina un’attrazione marcatamente sensibile, si passa al gusto della reciproca appartenenza, poi alla comprensione della vita intera come progetto di entrambi e alla capacità di porre la felicità del proprio matrimonio come un bene per la società”.

Il preside del Jp2 cita Johann-Baptist Metz, che cinquant’anni fa lanciava l’appello per una “teologia della vita vissuta” e Lisa Sowle Cahill che già nel 1996 sosteneva l’importanza di dare supporto al “lavoro morale che fanno le famiglie monogenitoriali, quelle ricostituite dopo un divorzio e le coppie omosessuali costituite in famiglia attraverso l’adozione”.

Bordeyne si sofferma anche sull’importanza della liturgia e dell’inculturazione, citando il teologo nigeriano Stan Chu Ilo (“Noi africani vogliamo celebrare Dio come africani e non come occidentali”), ricorda l’importanza di “una pastorale dell’accoglienza, della misericordia e della riconciliazione” per chi vive nelle periferie esistenziali. Insiste sull’importanza di ascoltare le persone “impegnate in stili di vita diversi da quanto viene raccomandato dalla Chiesa, sospendendo il giudizio preventivo”. “In un mondo in cui oltre il 40% delle unioni nei paesi occidentali finisce con il divorzio, non è più possibile ignorare che la separazione è un orizzonte possibile per il matrimonio”; e sottolinea il valore, in un percorso di crescita, “di ogni forma di unione civile stabile”.

Se Giovanni Paolo II invocava la “pedagogia della Chiesa” volta a vigilare affinché i fedeli “sinceramente si impegnino a osservare le norme”, Francesco pone l’accento sulla responsabilità dei soggetti nonostante i loro limiti, con “una pastorale familiare che tiene maggiormente conto della diversità delle traiettorie familiari”.

Julian Paparella, da parte sua, racconta una parabola che mette a confronto due famiglie; una cattolica praticante in cui i genitori sono assenti e i figli passano il tempo sullo smartphone, e una non religiosa, con matrimonio civile e nessun sacramento, ma in cui tutta la famiglia fa volontariato insieme: “Quale delle due famiglie è alla ricerca di Dio ed è testimone più credibile del Vangelo di Gesù?”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 IL LIBRO

“Oggi non è più possibile affidarsi a una teologia e a una pastorale del matrimonio come quelle praticate fino ad ora: occorre percorrere nuove strade più creative e mettere al centro la vita quotidiana, prima di presentarlo come sacramento”.

In Famiglie alla ricerca di Dio, pubblicato da Studium, Philippe Bordeyne affronta tutte le grandi questioni della famiglia nel mondo contemporaneo affiancandole a proposte concrete, come la gestione del battesimo dei figli di coppie non sposate, una cerimonia religiosa per le adozioni o celebrazioni per la festa di San Valentino, matrimoni collettivi a costo zero come quelli che si svolgono in Kenya e la “festa dell’alleanza” in cui gli sposi sono accompagnati dalla loro prole, soffermandosi anche su percorsi di catechesi e su dinamiche psicologiche. “Il vero amore vede la sessualità come un ‘diritto alla felicità’ di ciascun essere umano”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(da Avveniredel 13 maggio 2023 – scarica l’articolo in pdf)