S.E.R. Mons. Bruno Forte interviene sull’approvazione degli Statuti

Intervista all’Arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte

di Fabrizio Mastrofini, Media Manager della Pontifical Academy for Life / Pontificia Accademia per la Vita

1. Quali sono le sfide o la sfida più importante della pastorale familiare?

La sfida più importante è connessa all’idea stessa di famiglia. Come le due Assemblee Sinodali dedicate alla famiglia hanno ribadito, anche alla luce dei documenti del Magistero precedente, la famiglia è il luogo centrale di formazione della persona, della sua socialità, della sua partecipazione ecclesiale e della sua vita di fede. Dunque, la famiglia ha un ruolo fondamentale nella vita delle persone. Questa convinzione deve misurarsi sul fatto che i giovani oggi hanno paura di assumere impegni definitivi, perché vedono davanti a sé troppo spesso un futuro incerto e a tratti anche molto oscuro in tante parti del mondo: questo timore di fronte a impegni “per sempre” rappresenta davvero una sfida che tocca in profondità alla radice la nostra società e la stessa comunità ecclesiale. Una sfida alla quale non si può non cercare di rispondere.

2. La denatalità affligge la società italiana ed implica problemi economici e sfiducia nel futuro. In che modo la Chiesa può accendere una visione positiva della vita familiare?

Un primo livello di risposta riguarda certamente l’annuncio cristiano del Vangelo della famiglia, come realtà preziosa per la società, le persone, la Chiesa. In secondo luogo, dobbiamo e possiamo creare reti di solidarietà, di attenzione e ascolto alle famiglie, in particolare per quelle ferite. È necessario essere vicini alle famiglie ed ai giovani, creando accompagnamento, che aiuti nel discernimento di fronte alle situazioni complesse e porti all’integrazione nella comunità delle persone coinvolte. Non è certamente facile questo cammino, ma non si può evitare.

3. Papa Francesco in Veritatis Gaudium parla di una formazione inter e trans disciplinare in dialogo tra teologia, antropologia, scienze. In concreto come vede questa prospettiva nella formazione di operatori ben preparati?

La traduzione di questa indicazione deve essere molto concreta: significa infatti stare accanto alle persone, soprattutto ai giovani che si preparano al matrimonio, attraverso un cammino catechetico e mediante sostegni di carattere antropologico, giuridico, psicologico, sociale, per creare aiuti reali specie alle persone in difficoltà. Senza dimenticare aspetti molto concreti, come le reti o le cooperative che possono creare occasioni e opportunità di lavoro. In Italia ce ne sono e ne ho viste io stesso in azione, ad esempio nel quartiere Sanità di Napoli per il recupero e il riscatto dei giovani. Si delineano così percorsi di realizzazione familiare e di aiuto effettivo alle famiglie ferite. La catechesi è fondamentale, ma si devono collegare  i diversi ambiti della vita e delle esigenze delle persone, raccogliendo la sfida di un impegno ampio e generoso a sostegno specie dei più deboli.

4. A volte si sente dire che parlare di famiglia ‘a tutto campo’ (psicologia, antropologia, sociologia, bioetica…) metta in ombra la morale matrimoniale di Familiaris Consortio e Humanae Vitae. Qual è la sua opinione?

C’è una profondissima continuità tra Familiaris Consortio, Humanae Vitae, Amoris Laetitia. Ne sono stato testimone diretto in quanto Segretario speciale dei due Sinodi dedicati alla famiglia. L’attenzione alla continuità magisteriale è stata tenuta ben presente. Cambiano certamente i contesti sociali e culturali: come sottolinea Papa Francesco, non siamo in un’epoca di cambiamento, ma piuttosto in un cambiamento d’epoca. Ma non cambia il Vangelo della famiglia e per la Chiesa non cambia la proposta circa il valore dell’unità della coppia, la fedeltà e la fecondità che deve ispirare la famiglia nell’accoglienza dei figli. La Chiesa propone sempre e a testa alta l’autentico Vangelo a servizio della persona umana.